"Cappato non ha rafforzato il proposito suicidario di Fabiano, ha semplicemente rispettato la sua volontà". È forse il passaggio più importante della requisitoria del pm di Milano, Sara Arduini, davanti ai giudici della corte d'assise chiamati a giudicare l'esponente radicale Marco Cappato per il reato di "aiuto al suicidio" in relazione alla morte in una clinica svizzera di Fabiano Antoniani, detto Dj Fabo, rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale (Il Giornale).
Nel suo intervento, Arduini ha sottolineato la tenace determinazione di Dj Fabo nel voler andare a morire in Svizzera" tanto che lui stesso disse: "Se non riesco a farlo, chiamo un sicario per uccidermi". Fabiano, così lo ha chiamato nel corso della sua requisitoria il pubblico ministero, "descriveva la sua vita come un inferno insopportabile e alla fidanzata Valeria, che si sentiva sconfitta dalla sua scelta di morire, rispondeva che per lui quella sarebbe stata una vittoria" (La Stampa).
"Meglio che mi condanniate se la mia azione è irrilevante"
"Se dovete assolvermi perché valutate le mie condotte irrilevanti, preferisco che mi condanniate". Ha replicato ai giudici della Corte d'Assise di Milano, Marco Cappato, che chiede una sentenza di assoluzione che riconosca che ha aiutato Fabiano Antoniani ad esercitare il suo diritto a una morte dignitosa in Svizzera (Il Fatto quotidiano). In sostanza, dichiara di volere un verdetto che faccia 'scuola' su questo tema delicato mentre non è interessato a un'assoluzione che riconosca irrilevanti le sue condotte, cioè che lo scagioni perché non ha dato un contributo esecutivo al suicidio quando Dj Fabo ha morso il pulsante che ha iniettato nel suo corpo la sostanza fatale.
"Se dovesse maturare la possibilità di definire irrilevanti le mie condotte, vi dico che preferirei una condanna - ha argomentato Cappato nel suo ultimo 'appello' ai giudici - perché con quella motivazione un'assoluzione aprirebbe la strada a qualcosa che nessuno può volere e cioè alla possibilità che l'assistenza alla morte volontaria dipenda dalla poter andare in Svizzera.
"Se Fabiano fosse stato residente a Catania non avrebbe potuto andare in Svizzera e nemmeno se non avesse avuto 12mila euro a sua disposizione" (La Repubblica). Cappato ha concluso il suo intervento affermando che "Fabiano quando ha deciso di rendere pubblica la sua storia lo ha fatto senza proporsi come modello di nulla ma pensando che altre persone nelle stesse condizioni potessero fare scelte opposte alle sue". In precedenza, aveva evidenziato che in questi mesi trascorsi dalla morte di Fabiano "Dignitas ha recensito altri 22 italiani che sono andati a morire lì dei quali non sappiamo nulla perché ci sono andati clandestinamente (Corriere della Sera).
I momenti di commozione dell'arringa
Lo Stato, volendo, avrebbe potuto sapere qualcosa di più perché la notizia della morte di questi italiani arriva in Italia dove esiste l'obbligatorietà dell'azione penale. Ma non sappiamo nulla di queste persone, se ci sia stata un'istigazione o altro".
I suoi legali, gli avvocati Massimo Rossi e Francesco Di Paola, hanno chiesto di assolverlo perché il fatto non sussiste. "Vi chiedo - ha detto Di Paola rivolto ai giudici popolari - di far entrare la lunga mano di Fabiano in camera di consiglio e di chiedere al Presidente e ai giudici a latere se Fabiano aveva la possibilità di vedersi riconosciuto un diritto". Da registrarsi, durante le arringhe un momento di profonda commozione della signora Carmen, la mamma di Dj Fabo, che ha dovuto lasciare l'aula per qualche minuto prima di farvi rientro. La sentenza sarà pubblica il 14 febbraio (Il Messaggero).