C’è un albero talmente solitario da aver messo a repentaglio la propria esistenza. È la cicas di Wood, cicade nativa del Sudafrica le cui radici risalgono al tempo dei dinosauri e ormai estinta in natura. Secondo una recente stima nel mondo ne esistono circa 500 esemplari, ospitati in orti botanici e collezioni private.
E poco importa se si presenta in magnifica forma con il suo tronco alto, la verde chioma e i coni a forma di ananas e di un bel giallo-arancio. Anzi sarebbero proprio questi ultimi i principali responsabili della scomparsa della Encephalartos woodi, secondo il nome botanico.
Tutti gli esemplari esaminati negli anni hanno avuto solo i coni maschili, e in natura non è mai stato ritrovato alcun esemplare femminile. Ciò significa che i 500 alberi sopravvissuti al mondo sono tutti maschi. Incapace di riprodursi, gli ultimi alberi sopravvissuti vivono solo in ‘cattività’.
La scoperta di Wood
La specie, originaria della foresta di Ngoye nel KwaZulu-Natal (Sudafrica) fu scoperta dal botanico John Medley Wood. E a lui deve il suo nome. Nel 1895 Wood trovò un gruppo di quattro esemplari nella foresta di Ngoye, a circa 30 km da Mtunzini nel KwaZulu-Natal. Nel 1907 due dei quattro esemplari furono prelevati e trapiantati nell'Orto botanico di Durban. Dei due esemplari rimasti in natura uno subì una mutilazione ad opera di ignoti che ne causò la morte; nel 1916 l’ultimo esemplare sopravvissuto fu prelevato dal Forestry Department, e trasferito a Pretoria, dove sopravvisse sino al 1964. Nonostante la foresta di Ngoye sia stata più volte esplorata alla ricerca di eventuali altri esemplari, le ricerche hanno sempre dato esito negativo.
L’albero più minacciato al mondo
Non stupisce dunque che le cicas di Wood siano state proclamate le piante più minacciate al mondo, secondo l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. E il pericolo più grande è rappresentato proprio da coloro che più amano queste cicas, sostiene l’Economist. Pur di vedere la cicade nel loro giardino esotico, i collezionisti di tutto il mondo sono pronti a pagare esemplari secolari diverse decine di migliaia di dollari. “Le persone le considera uno status symbol”, spiega Phakamani Xaba, ortocoltore del South African National Biodiversity Institute.
In Sud Africa è emergenza cicas
Ma il problema non è solo della cicas di Wood: in Sud Africa c’è una vera e propria emergenza di cicadi. Lo dicono i numeri: di 38 specie, 25 sono a rischio delle quali due non sono più presenti in natura. Lo sanno bene anche i ladri che nel 2014 per ben due volte in un mese hanno fatto irruzione nel Giardino botanico di Capetown e sradicato una ventina di rare cicas. Per prevenire altre furti, tra le altre misure, le piante sono state dotate di microchip, ma non è bastato a scoraggiare i gli astutissimi furfanti che si sono dotati di scanner a raggi X per individuarli ed eliminarli. Il secondo passo è stato quello di dotare le cicas di dispositivi di rilevazione di onde di radio-frequenza e GPS, un sistema ideato dall’Università di Kent. La difficoltà più grande nel traffico illegale di cicas è poi quello di riuscire a individuare le specie a rischio da quelle la cui vendita è legale. Per salvarne alcune è troppo tardi ormai. E la rarità le rende ancora più appetibili agli occhi dei collezionisti. “Alla fine di tutto, si tratta solo di una questione di ego”, ha dichiarato Xaba.