Le app sono il pane quotidiano dei ragazzi: perché non usarle per contrastare il bullismo e lo spaccio di stupefacenti? Questa l'idea alla base di ‘You Pol’, la prima app per poter denunciare in tempo reale con foto, messaggi scritti, link, siti web e video episodi di bullismo e spaccio di droga. Il nuovo strumento digitale, realizzato dalla Polizia di Stato, andrà a sostituire il vecchio sistema basato sugli sms, uno strumento ormai obsoleto.
Per il lancio scelta una scuola nella periferia romana
È stata scelta una scuola nella periferia romana, l’istituto Superiore 'Lucio Lombardo Radice’, per presentare per la prima volta la nuova app ‘You Pol’. Presenti il Capo della Polizia Franco Gabrielli e il ministro dell’Interno Marco Minniti, che hanno cercato di spiegare agli studenti quanto sia importante cominciare ad utilizzare questa nuova app.
"È uno strumento tecnologico e spetta a voi farlo vivere", ha detto Minniti agli studenti durante l’evento. "Voi siete l'Italia e il Paese, siete i cittadini di oggi e sarete quelli di domani. Non esiste una società libera quando a prevalere è la violenza. Abbiamo cercato di creare uno strumento facile e amichevole per cercare di coinvolgervi il più possibile”. Sarà possibile fare segnalazioni con più facilità, "ma ci tengo a precisare - ha chiarito Gabrielli - che l'app non ha lo scopo di creare ragazzi spioni ma cittadini consapevoli e partecipi del sistema sicurezza”.
Come funziona?
'You Pol’ è l’app che permette di inviare immagini, video, segnalazioni scritte, link, siti web, in tempo reale alle sale operative della Polizia di Stato per denunciare episodi di bullismo o di spaccio. Un nuovo modo per denunciare alle autorità competenti fatti di cui si è testimoni diretti o notizie di cui si ha conoscenza indirettamente. Tra le possibilità messe a disposizione dell’applicazione c’è anche lna chiamata di emergenza: un pulsante di colore rosso con la scritta 'chiamata di emergenza' metterà in contatto direttamente l'utente con la sala operativa della Questura in cui si trova il dispositivo, grazie alla 'georeferenziazione' immediata del dispositivo segnalante e del luogo interessato dall’evento.
L’app può essere scaricata su tutti i dispositivi, smartphone e tablet, accedendo alle piattaforme Apple Store e Play Store e al sistema operativo Android.
Chi può usarla?
YouPol è a disposizione di tutti i cittadini e può essere usata sia attraverso una registrazione che in forma anonima. “You Pol - ha spiegato Franco Gabrielli - ha sostituito gli sms, che erano strumenti antiquati e che non erano molto usati, soprattutto dai più giovani. Nell'app abbiamo consentito di fare segnalazioni anche in forma anonima, perché abbiamo ritenuto che possa esserci ancora una certa diffidenza. Ma auspichiamo che la forma della registrazione prenda sempre più piede e ciò comporterà un duplice vantaggio: da una parte certificare la comunicazione e dall'altra introdurre un meccanismo di consapevolezza e assunzione della responsabilità che nel nostro Paese deve essere coltivato nelle giovani generazioni”.
Dove è attiva?
Al momento è operativa solo nelle città di Roma, Milano e Catania. Bisognerà aspettare il prossimo febbraio per utilizzarla in tutti i capoluoghi di Regione. Da agosto 2018 sarà disponibile in tutte le città italiane.
Cosa succede dopo la segnalazione?
La segnalazione arriverà direttamente alle sale operative delle Questure competenti per territorio che subito dopo prenderanno in carico il caso. "Queste segnalazioni - precisa Gabrielli - saranno verificate immediatamente e innescheranno non solo un meccanismo repressivo, perché nella maggioranza dei casi ci sarà un approccio soprattutto preventivo".
“I giovani non devono voltarsi dall’altra parte”
Secondo il ministro dell’Interno Minniti ”si tratta di un'app amica che può aiutare i giovani nei momenti di difficoltà. E' uno strumento, consono alle nuove generazione, che permetterà di lanciare il segnale in caso ci si trovi di fronte ad episodi di bullismo o di spaccio di droga”. "L' importante - dice Minniti - è non voltarsi dall'altra parte, questa è l'unica cosa che voi giovani non dovete fare. Non abbiamo bisogno di ragazzi eroi, ma di giovani consapevoli che con questo gesto possono aiutare non solo chi subisce violenza, ma anche chi è parte attiva dell'episodio di violenza. Per questo - ha concluso il ministro - ci tengo a sottolineare che il cuore della questione è l'aiuto: trasmettere ai giovani il messaggio che in condizioni di difficoltà ci si deve aiutare reciprocamente".