57 donne contagiate con l'Aids, ma non è 'epidemia dolosa'. 24 anni all'untore

Gianfranco Coppola
di lettura

Le tappe principali della vicenda giudiziaria

  • 23 novembre 2015: ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal gip Alessandro Arturi, nei confronti di Talluto al quale il pm Francesco Scavo attribuisce il reato di lesioni gravissime, permanenti e volontarie, nei confronti di almeno sei donne che il ragazzo ha prima conosciuto via chat e poi ha frequentato dal 2006 al 2014 avendo con loro rapporti sessuali non protetti, senza informarle di essere sieropositivo perché aveva contratto il virus dell'Hiv. Il magistrato e la sezione di pg della Polizia di Stato temono di non aver rintracciato tutte le donne che hanno avuto a che fare con Valentino in questi anni e che inconsapevolmente potrebbero essere state esposte alla malattia. Fino al giorno prima dell'arresto, Talluto aveva avuto rapporti intimi senza l'uso del profilattico.
  • 24 maggio 2016: nuova misura cautelare in carcere per Talluto: cresce il numero delle donne che sono state contagiate. Ma il gip Francesco Patrone non si pronuncia sull'accusa, più grave, di epidemia contestata dalla Procura.
  • 14 settembre 2016: il pm Scavo chiude l'indagine contestando a Valentino Talluto non solo le lesioni gravissime ma anche l'epidemia dolosa con l'aggravante di aver agito per futili motivi. Sono 57 gli episodi emersi fino ad ora durante le indagini preliminari di cui deve rispondere Valentino, tra contagi diretti (32), quelli indiretti (riferiti a tre partner di donne in precedenza infettate e a un bimbo, nato nel maggio del 2012, figlio di una straniera con cui l'indagato aveva avuto rapporti e al quale era stato diagnosticato il virus dell'hiv all'età di otto mesi) per non parlare di quelle donne (21) che scampate all'infezione al pari di tre uomini che con Valentino hanno preso parte a rapporti sessuali a tre. Molte delle ragazze che hanno frequentato l'imputato erano vergini e di giovane età.
  • 21 ottobre 2016: la Procura chiede il rinvio a giudizio.
  • 14 novembre 2016: il giudice Massimo Battistini rinvia a giudizio Talluto.
  • 2 marzo 2017: il processo ha inizio nell'aula bunker di Rebibbia davanti alla terza corte d'assise di Roma. Talluto, detenuto a Regina Coeli, è presente a tutte le udienze.
  • 27 settembre 2017: Talluto si difende in aula: "Io non sono un mostro, mi hanno descritto così ma chi mi conosce sa bene che non sono una cattiva persona. Su di me sono state scritte cose non vere. Sono un ragazzo con cuore e sentimenti affetto da Hiv. Questi per me sono stati anni terribili. è un trauma che persone che conosco abbiano la mia stessa patologia e che pensano che sia per colpa mia".
  • 18 ottobre 2017: il pm Elena Neri, che ha ereditato il fascicolo dal collega Scavo, passato nel frattempo ad altro incarico, chiede per l'imputato la condanna all'ergastolo con isolamento diurno per due anni. Per il magistrato "Talluto ha voluto seminare morte. Non merita alcuna attenuante perché non ha mai mostrato alcun segno di pentimento e resipiscenza, non ci ha mai aiutato durante le indagini e ha reso sempre dichiarazioni false. C'è la sua firma su questi contagi. Sapeva di essere sieropositivo ma continuava a chiedere rapporti non protetti raccontando mille bugie alle varie partner".
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