Tra 400 mila e due milioni e centomila uccelli selvatici sono uccisi o catturati illegalmente ogni anno nel centro-nord europeo e nella regione del Caucaso: la stima è stata diffusa nel rapporto ‘The killing 2.0’, pubblicato oggi dalla ong BirdLife International. Un eccidio motivato, secondo l’organizzazione, da sport, consumo alimentare o pratiche tradizionali.
Il maledetto cielo mediterraneo
Secondo l’indagine, il 66% delle 457 specie di uccelli europei è fatto bersaglio di caccia illegale. Sono numeri importanti, ma che ancora cedono il passo se si comparano al dato dell’Italia, già pubblicato da BirdLife International. Le cifre della mortalità e della cattura illegale nell’Europa continentale e nel Caucaso non sono, infatti, così drammatiche come quelle della regione mediterranea: 25 milioni di esemplari sterminati secondo il rapporto del 2015 della ong. Nella sola Italia “si valuta che muoiano fra 3 e 8 milioni di uccelli con metodi illegali ogni anno”, spiega Nicolás López di BirdLife, aggiungendo che “cifre allarmanti” sono anche quelle relative a Siria, Egitto, Cipro e Libano.
Le specie più colpite sono gli uccelli acquatici. Seguono passeriformi, rapaci e colombacei. Quelle più minacciate sono il passero comune (se ne sterminano 4,7 milioni di esemplari l’anno), il fringuello volgare (2,9 milioni), la capinera (1,8 milioni) e la quaglia comune (1,7 milioni). Motivi gastronomici e "ricreativi" spingono la fetta più grossa dei cacciatori illegali, ma molteplici sono le motivazioni secondarie, tra cui la pratica della tassidermia.
Tornando al rapporto appena pubblicato, le nazioni in cui si stima maggiore lo sterminio di uccelli, fra quelle del centro e nord Europa e le caucasiche, sono Armenia, Azerbaigian, Bulgaria, Georgia, Germania e Paesi Bassi.
Convenzioni o pezzi di carta
Inefficace poiché non pienamente rispettata appare la Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa, nota come Convenzione di Berna, di cui sono firmatari 28 fra i Paesi dove avvengono le stragi di uccelli, sebbene l’accordo ne vieti la cattura con metodi massivi e non selettivi.
“Ora la società civile può esercitare pressione sui governi affinché implementino adeguatamente la legislazione sul territorio” osserva Anne Laure Brochet, autrice del rapporto 'The killing 2.0'. Alcuni Paesi hanno assunto misure concrete, tra cui l’Italia, che a marzo scorso ha varato un piano in cui si prevede l’istituzione di unità che garantiscano il rispetto della normativa.
La Francia, da parte sua, sanziona da agosto 2016 la caccia illegale di specie protette con pene detentive fino a due anni e multe fino a 300 euro.