Lo spot incriminato
La campagna, pubblicata e poi cancellata sul profilo Facebook, mostra una donna di colore, sorridente, mentre si sfila una maglietta. Una volta tolto l'indumento, però, il pubblico si trova davanti agli occhi un'attrice diversa, con la pelle chiara, e con indosso una maglietta pulitissima e bianchissima. La reazione non si è fatta attendere trasformandosi in una rabbia furiosa che si è riversata sulle bacheche social di Dove. Tanto da costringere al ritiro dello spot e alla pubblicazione di alcuni post di scuse: "Siamo profondamente dispiaciuti per le offese che abbiamo arrecato".
Un'accusa non nuova
Non è la prima volta che Dove deve difendersi da reazioni di questo tipo. Su twitter, ad esempio, sono spuntati altri casi che mostrerebbero la portata del problema e quanto, negli anni, l'azienda non abbia saputo cambiare il suo approccio nei confronti di pubblicità di questo tipo. Nel 2011 un'altra campagna suscitò reazioni simili. Le protagoniste, allora, erano tre ragazze, diverse fra loro, messe in fila seguendo quest'ordine: una donna di colore, una donna con i capelli scuri e infine una donna con carnagione chiara e capelli biondi. Il processo di cambiamento suggerito, secondo gli accusatori, era il medesimo. Allora Dove affermò che non c'era una consequenzialità "before-after" (prima e dopo), ma facevano parte tutte e tre del "dopo".
Il terzo caso: la scritta
Due anni fa, invece, fu una crema a conquistare le luci della ribalta e l'attenzione del pubblico. Precisamente fu una scritta che compariva sulla confezione e che diceva: "una lozione nutriente per la pelle normale o scura". Anche in questo caso i detrattori sottolinearono come quelle parole facessero pensare a una differenza tra i due tipi di carnagione.