Condanna definitiva a 4 anni di reclusione per Cesare Geronzi, ex presidente di Banca di Roma, per il crac della Cirio. Tre anni sono coperti da indulto. Dovrà invece essere rifatto il processo di appello contro Sergio Cragnotti, ex patron del gruppo. Lo ha deciso la quinta sezione della Cassazione al termine del processo di appello-bis. I giudici, presieduti da Maurizio Fumo, pur confermando la responsabilità di Cragnotti per alcuni capi di imputazione, hanno disposto l'annullamento con rinvio del reato di bancarotta distrattiva riguardante Bombril, uno dei punti più rilevanti dell'accusa. Non scatta dunque alcuna esecuzione della pena, per la quale dovrà attendersi la definizione del nuovo procedimento, che si svolgerà davanti alla Corte d'appello di Roma.
La Cassazione, si legge su Repubblica, ha confermato la condanna a 3 anni e 10 mesi di reclusione per Filippo Fucile, genero di Cragnotti (anche per lui 3 anni coperti da indulto), confermata anche la condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione per Ettore Quadrani, consigliere di Cirio (anche per lui 3 anni coperti da indulto). Sentenza irrevocabile di condanna a 2 anni di reclusione, coperti da indulto, anche per gli ex funzionari della Banca di Roma Pietro Celestino Locati e Antonio Nottola.
La storia del crac della Cirio
Spazzati via i risparmi di 35mila investitori
Un crac da 1,125 miliardi di euro che spazzò via i risparmi di oltre 35mila investitori, anche se appena 13mila si sono costituiti parte civile nel processo. Le indagini della Procura di Roma sul Gruppo Cirio partirono nell'estate del 2003 in seguito al mancato pagamento di un bond da 150 milioni di euro. Un 'pool' di magistrati si mise al lavoro cercando di fare luce sull'emissione di nove bond dal 30 maggio 2000 al 31 maggio 2002, individuando tra i responsabili del fallimento l'allora patron della Ss Lazio, Sergio Cragnotti, tutti i suoi familiari e pezzi da novanta della finanza e del mondo del credito dell'epoca, a cominciare dall'ex presidente di Banca di Roma, Cesare Geronzi, dall'ex amministratore delegato di Bpl Gianpiero Fiorani fino agli ex vertici del San Paolo Imi, subito usciti di scena in sede di udienza preliminare.
I reati contestati
Bancarotta distrattiva, bancarotta preferenziale e truffa (le ultime due già prescritte in appello) i reati contestati dalla Procura convinta che il crac della Cirio fosse la conseguenza di una serie di operazioni che, tramite il passaggio di finanziamenti da alcune aziende del Gruppo ad altre, finirono per prosciugare le casse e far contrarre debiti sempre maggiori con gli istituti di credito. Debiti che, in buona parte, pesarono sulle spalle dei risparmiatori con l'emissione dei bond, anche se le banche ben sapevano che Cirio navigava da tempo in pessime acque. Le indagini misero in discussione anche l'operato di amministratori e sindaci del Gruppo Cirio accusati di aver preso parte alla stesura di bilanci non veritieri sullo stato di salute delle varie società riconducibili a Sergio Cragnotti.
Le tappe della vicenda
- 11 febbraio 2004: Sergio Cragnotti viene arrestato nella sua tenuta a Montepulciano, in Toscana. Dopo quattro mesi passati nel carcere romano di Regina Coeli, ottiene i domiciliari il 16 giugno successivo. La Cassazione conferma la legittimita' della misura cautelare.
- 25 settembre 2007: il gup di Roma Barbara Callari rinvia a giudizio Cragnotti, Geronzi e altre 33 persone.
- 4 luglio 2011: la prima sezione penale del Tribunale della Capitale infligge una condanna a 9 anni a Cragnotti. Cesare Geronzi viene condannato a 4 anni. Assolti la moglie dell'ex patron della Lazio, Flora Pizzichemi, e l'ex ad di Bpl Gianpiero Fiorani.
- 22 maggio 2014: si chiude la transazione con il responsabile civile Unicredit (ex Banca di Roma) che frutta a creditori e risparmiatori un risarcimento danni pari a 220 milioni di euro.
- 10 aprile 2015: si chiude il processo d'appello con una lieve riduzione di pena per Cragnotti (8 anni e 8 mesi) e la conferma della condanna di primo grado per Geronzi.
- 6 ottobre 2017: La Corte di Cassazione conferma la condanna a 4 anni di reclusione per Cesare Geronzi, 3 anni e 10 mesi per Filippo Fucile, 3 anni e 4 mesi per Ettore Quadrani, 2 anni per Pietro Celestino Locati e Antonio Nottola. La Corte per Sergio Cragnotti ha annullato con rinvio la condanna per il crac della società in relazione al capo d'accusa più grave (la vicenda 'Bombril').