"Vi ringrazio per il vostro lavoro. Non è stato facile cominciare questo lavoro. Voi avete dovuto nuotare contro corrente perché c'è una realtà: la coscienza su questi delitti, che la Chiesa ha preso, è arrivata un po' tardi. E quando la coscienza arriva tardi i mezzi per risolvere il problema arrivano tardi. È la realtà: la antica pratica di spostare da una diocesi all'altra ha addormentato un po' le coscienze, anche se alcuni sono stati profetici, come il cardinale O'Malley vostro presidente". Con queste parole Papa Francesco si è rivolto questa mattina alla Pontificia Commissione per la protezione dei minori, presieduta dal cardinale di Boston Sean O'Malley.
Le dimissioni di due membri della commissione
Papa Francesco, che ha consegnato e non letto un lungo e articolato discorso, precisando che il suo contenuto resta valido e importante, ha voluto affrontare a braccio il problema che nei mesi scorsi ha messo in crisi la Commissione portando alle dimissioni di due membri, che erano proprio gli unici rappresentanti delle vittime nell'organismo: il rapporto con la Congregazione della Dottrina della Fede, criticata per la sua lentezza. Una situazione che ha portato tra l'altro alla non riconferma del suo prefetto, il cardinale Muller prepensionato quest'estate da Francesco (La Stampa).
"È grave il problema. È grave che alcuni non ne abbiano preso coscienza"
In merito a tali lentezze, la cui esistenza ha ammesso essere un problema reale, Bergoglio ha detto testualmente: "Credo che per il momento risolvere il problema degli abusi deve essere sotto la competenza della Congregazione della Dottrina della fede. Questo è stata una cosa pratica, che la Chiesa ha sempre fatto, come per la riduzione allo stato laicale dopo il Concilio: l'ha presa sempre la Congregazione della Dottrina della Fede. Ma in questo momento è grave il problema ed è grave che alcuni non abbiano preso vera coscienza del problema" (La Repubblica).
"Pedofilia è una malattia, non darò mai la grazia a chi se ne macchia"
"Un abuso sui minori, provato, è sufficiente per non ricevere il ricorso. Se ci sono le prove la pena è definitiva. Non per un'avversione: la persona che fa questo, uomo o donna, è malata. E' una malattia e oggi lui si pente ma poi dopo due anni ricade. Dobbiamo metterci in testa che è una malattia". Lo ha affermato Papa Francesco parlando alla Pontificia Commissione per la protezione dei minori. Il Papa ha spiegato ai membri del nuovo dicastero che intende "bilanciare" la tendenza ad abbassare la pena dei canonisti che si occupano degli appelli riguardo alle sentenze per abusi sui minori. Poi ha aggiunto: "Quanto alla richiesta di grazia al Papa, io per questi crimini non firmo grazie". "In un solo caso ho accolto il provverdimento di un vescovo, quello di Crema, che toglieva tutti i ministeri al sacerdote colpevole, ma non lo stato clericale. Davanti alle due possibilità ho scelto la più benevola. Ma dopo due anni questo è ricaduto. E' stata l'unica volta che ho sbagliato, ma da questo sbaglio ho imparato" (Corriere).