Era tempo che non si discuteva così tanto intorno ad uno spot televisivo. Quello del Buondì Motta, storica merendina che sembra non soffrire l'usura del tempo, tornata a farsi notare sugli scaffali dei supermercati anche grazie alla pubblicità firmata Saatchi & Saatchi (executive creative director Agostino Toscana, regia di Ben Callner) che però ha scatenato anche molte proteste. Nello spot si vede una mamma che dubita dell'esistenza di una "colazione leggera ma che possa soddisfare anche il desiderio di leggerezza e golosità", così come desiderato dalla figlia. "Possa un asteroide colpirmi, se esiste", dice la mamma. E l'asteroide piomba sulla sua testa, sotterrandola.
"L’inconfondibile merendina Motta torna in comunicazione con tre spot che cavalcano il registro pungente, ironico e sopra le righe del brand per dimostrare un dato di fatto: la colazione che combina soddisfazione del gusto e leggerezza esiste e accompagna da generazioni gli italiani di tutte le età", scrive Pubblicità Italia.
Peccato che molte mamme si sono arrabbiate. "Che succede con l’audace spot esploso in questa fine d’agosto?", si chiede il sito Art Tribune. "Succede che il pubblico non ha gradito. Soprattutto quello delle social-mamme (gli antipatici direbbero le “mamme-pancine”, nuova categoria emersa fra gruppi Facebook di genitrici ingenue, un po’ fanatiche e molto apprensive). Centinaia i commenti disgustati lasciati sulla fan page dell’azienda. Il fatto è che la pièce è politicamente scorretta dal primo all’ultimo secondo. E lo è verso le madri, i bambini e verso la pubblicità stessa. Una strage di stereotipi". Le proteste sono state tante, partita anche una denuncia all'istituto per l'Autodisciplina della pubblicità e un'altra all'Agcom.
Sotterrato uno stereotipo?
Al sito diretto da Massimiliano Tonelli lo spot è piaciuto assai, invece. "Lo spot usa con intelligenza un registro umoristico surreale, parodistico, del tutto anticonvenzionale rispetto ai tradizionali plot in tema cibo-famiglia, perlopiù volti a rassicurare. E lo fa prendendo in giro proprio la pubblicità, il suo linguaggio spesso innaturale e forzato, i suoi cliché, la sua attitudine a costruire piccoli mondi patinati dei buoni sentimenti. E persino il prodotto stesso: a proposito di “leggerezza”, il meteorite – come conferma l’intera campagna, fra slogan, creatività social e manifesti – non è altro che un mega Buondì arrivato dallo spazio. L’effetto qui è esilarante. Così la mamma, rea di non aver avuto fede nel mitico fagottino, viene ridotta in cenere. Come in una qualsiasi gag satirica, in una edizione di Fantozzi o ancor più in una scena di Willy il Coyote. La pubblicità però è un’altra cosa. Uno strano doppio del reale, un territorio di sensibilità scoperte, di riferimenti culturali e di identificazioni inconsce: la suscettibilità del pubblico è alta".
"Narrazione demenziale"
"Ci sono arrivate tante segnalazioni – dice Massimiliano Padula, presidente dell'Associazione dei telespettaori a Giornalettismo – che hanno evidenziato il cattivo gusto dei pubblicitari nel raccontare un momento importante di relazione familiare come quello tra madre e figlia. Nonostante i codici contemporanei della comunicazione pubblicitaria siano sempre più sbilanciati su ironia, sarcasmo e immagini ad effetto, fatichiamo ad accettare una narrazione che mette in scena, in maniera così esasperata e demenziale, una morte". Entrando nel merito del messaggio, riteniamo inopportuna e inefficace commercialmente la scelta della Motta di stravolgere l’immaginario identitario legato al Buondì, da sempre associato alla prima colazione dei più piccoli".