Piazza Indipendenza, Roma centro. A due passi dalla Stazione Termini. Il paradosso dei nostri tempi: decine di migranti sgomberati da un palazzo vengono sgomberati dalla piazza occupata nella speranza di trovare una nuova casa da occupare. E' quanto sta avvenendo in queste ore nella Capitale dove nella mattinata di oggi, giovedì 24 agosto, si è assistito a una sorta di guerriglia urbana tra migranti e forze dell'ordine.
Sgomberati da via Curtatone
Ennesimo capitolo - e di certo non ultimo - di una vicenda iniziata il 19 agosto quando duecentocinquanta famiglie – la maggior parte delle quali di origini eritree e titolari dello status di rifugiato e comunque legalmente in Italia – sono state obbligate a lasciare l’ex sede storica di Federcosorzi, un immobile di pregio, vincolato dalla Sovrintendenza, che occupavano e autogestivano dal 2013 in via Curtatone
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Il "silenzio" dell'amministrazione capitolina
Come scriveva in un articolo su Internazionale il giornalista Christian Raimo ancora mercoledì 23 agosto, "chi non è riuscito a riparare da parenti o amici, o in altre occupazioni come quella ad Anagnina, uno dei quartieri periferici della capitale, è rimasto a dormire in piazza. A varie donne (tra cui un paio incinte), ai bambini e alle persone malate è stato consentito, dopo una lunga trattativa, di restare nel palazzo".
La situazione si è ripetuta anche mercoledì mattina alle sette: "La polizia in assetto antisommossa ha svegliato chi dormiva per strada, intenzionata a mandarlo via - ha scritto Raimo -. Il tutto nel silenzio del comune: nessun censimento rapido per capire chi si sta provando a cacciare, nessuna soluzione, nessuna dichiarazione. Dal sindaco al vicesindaco, fino all’assessore alle politiche sociali, non ce n’è uno che si sia fatto sentire, o che almeno risponda al telefono. A mediare sono stati funzionari incerti e inefficaci, con gli agenti che per tutta la mattinata si infilavano e si toglievano i caschi per prepararsi allo scontro".
Scontri a Piazza Indipendenza
Oggi poi il nuovo sgombero di 100 richiedenti asilo a piazza Indipendenza, che ha avuto diversi momenti di tensione. Tutte le persone presenti sui giardini, riferisce la Questura di Roma, sono state allontanate, mentre gli occupanti dello stabile, comprese le "fragilità", sono state trasferite presso l'Ufficio Immigrazione di via Patini, dove la Sala operativa sociale del Comune di Roma si sta occupando della loro assistenza.
Parallelamente gli uffici investigativi hanno già isolato le immagini degli scontri, che hanno visto anche il lancio di bombole del gas, alcune delle quali erano state accese. Al momento è al vaglio la posizione di 4 cittadini stranieri.
Padre Zerai, “manca un reale progetto di accompagnamento all’integrazione”
“Non c’è la volontà politica di fare qualcosa”, denunciava qualche mese fa padre Zerai, sacerdote eritreo presidente di Habeshia, l'agenzia che si occupa di assistenza ai rifugiati africani. Nello stabile “ci sono circa mille persone, la quasi totalità eritrei che hanno già ottenuto il riconoscimento di rifugiati o la protezione sussidiaria. Sono tutti legalmente residenti in Italia – sottolineava - solo che al riconoscimento non è seguita l’accoglienza in strutture che potevano garantire condizioni di vita dignitose”. “Erano stati messi in mezzo alla strada, perché l’Italia non prevede per tutti l’accompagnamento fino alla reale autonomia delle persone”.
Come ha ricordato ancora Padre Zerai, “la Regione Lazio ha più di 200 strutture abbandonate che potrebbero essere utilizzate”: bisognerebbe “riprenderle, sistemarle un po’ meglio e adibirle all’accoglienza, con un progetto reale di accompagnamento all’integrazione. Se si abbandonano così le persone, poi si assiste a queste situazioni”.