Ruddy Quezada ha passato oltre 20 anni in un carcere di New York. Da innocente. Un errore giudiziario di cui è stato vittima e per il quale ha appena ottenuto un risarcimento di 4 milioni e mezzo di dollari. Ruddy potrebbe ottenere altri 44 milioni se vincerà la causa (ancora nelle sue fasi preliminari) che ha intentato contro la Corte federale di Brooklyn, a New York. Semmai ci fosse una somma in grado di restituirgli una vita distrutta. Un caso finito su tutti i giornali americani
Cosa era successo
La storia di Ruddy è ben raccontata da Errorigiudiziari.com, il primo archivio di casi di ingiusta detenzione curato dai giornalisti Valentino Maimone e Benedetto Lattanzi. L’uomo era stato arrestato nel 1993 con l’accusa di essere l’assassino di un uomo, rimasto ucciso durante una sparatoria. A inchiodarlo, la presunta testimonianza oculare di Sixto Salcedo. Ma quest’ultimo, nel 2001, ritrattò, dando il via a un ulteriore processo che si concluse con l’assoluzione di Quezada nel 2015. Venne fuori, infatti, che Salcedo era stato costretto alla falsa testimonianza dagli investigatori della polizia di New York, dopo un interrogatorio durato tutta la notte, ma questo fatto era stato tenuto nascosto dalla Pubblica accusa, guidata dal District Attorney Charles Hynes. Cose che accadono solo negli Usa? Niente affatto.
Storia di Angelo, 21 anni dietro le sbarre da innocente
Quello di Angelo Massaro è un nome tristemente noto alle cronache italiane. Il 51enne di Fragagnano (Taranto), è vittima di uno dei più clamorosi casi di errore giudiziario della recente storia italiana. Nell’ottobre del 1995, Angelo fu accusato di aver ucciso e occultato il cadavere di Lorenzo Fersurella. Condannato con sentenza definitiva a 30 anni di carcere, Massaro fu arrestato nel 1996. Nei successivi 20 anni è stato in carcere a Foggia, Carinola (Caserta), Taranto, Melfi e Catanzaro. Nel 2015 il suo avvocato, Salvatore Maggio, ha trovato le prove valide per dimostrare una volta per tutte che Massaro, il giorno del delitto, semplicemente non era sul luogo dell’omicidio. A incastrarlo era stata soprattutto, “una telefonata fatta alla moglie, una settimana dall’omicidio, in cui aveva detto in dialetto, `tengo stu muert´. In realtà Angelo voleva intendere `muers´, che in dialetto tarantino sta a indicare un materiale particolarmente ingombrante attaccato al gancio di un autovettura e che stava trainando”.
Giuseppe, 22 anni in carcere per una strage
Quarant’anni dopo la strage di Alcamo Marina, che gli ha rovinato l’esistenza facendolo finire in carcere innocente per oltre vent’anni, Giuseppe Gulotta ha ottenuto un risarcimento dallo Stato. Ma non è quello che i suoi avvocati avevano richiesto: 56 milioni di euro. I giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria hanno disposto infatti che al muratore di Certaldo, accusato ingiustamente dell’omicidio di due carabinieri, vengano liquidati 6,5 milioni di euro a titolo di risarcimento per l’errore giudiziario di cui è stato vittima. Giuseppe era stato condannato all’ergastolo, ma dopo nove processi venne assolto dalla corte d’Appello di Reggio Calabria che certificò come la confessione fosse avvenuta sotto tortura.
Pagati oltre 700 milioni in 25 anni per ingiusta detenzione
In totale, racconta Errorigiudiziari, dal 1992 è stata sfondata la soglia dei 700 milioni di euro di pagamenti per riparazioni per ingiusta detenzione dal 1992, anno delle prime liquidazioni. Sempre dal ’92, sono state complessivamente 25mila le persone indennizzate per essere state ingiustamente private della libertà personale. “Per questi errori ha pagato e continua a pagare solo lo Stato? Pare proprio di sì. Questa lacuna va colmata”: aveva spiegato al sito internet nel 2015 l’allora viceministro della Giustizia Enrico Costa. “Se un magistrato toglie ingiustamente la libertà a un uomo e una Corte riconosce a quella stessa persona un’indennità per il carcere ingiustamente subito, oggi nessuno valuta se il comportamento di quel magistrato debba essere sanzionato sotto il profilo disciplinare”, aveva osservato.
In Vietnam chi sbaglia paga
Esemplare il questo senso il Vietnam, le cui norme prevedono però che, oltre a liquidare il risarcimento, alla vittima dell’ingiusta detenzione vengano formulate le scuse ufficiali dal Tribunale e dal rappresentante della Pubblica accusa. Ma soprattutto: deve essere immediatamente allestito un team di persone con il compito di individuare le singole responsabilità di coloro che hanno contribuito all’iniziale decisione sbagliata da parte del Tribunale.
Ma come si calcola l’indennizzo?
Errorigiudiziari spiega in che modo si arriva a stabilire la somma che viene corrisposta a chi è stato in custodia cautelare in carcere o agli arresti domiciliari, ma poi è risultato innocente. Per quantificare l’ingiusta detenzione, la Corte d’Appello nel cui distretto è stata pronunciata la sentenza o il decreto di archiviazione tiene conto di due criteri fondamentali:
- Quantitativo: si basa sulla durata della custodia cautelare ingiustamente sofferta.
- Qualitativo: si fonda sulla valutazione caso per caso delle conseguenze negative derivate dalla privazione della libertà personale (per esempio i danni per la reputazione causati dalla pubblicazione sui media della notizia dell’arresto).
Il limite massimo dell’indennizzo per ingiusta detenzione è fissato in 516.450,90 euro. Lo stesso importo funge anche da base di partenza per calcolare la somma prevista per un singolo giorno di detenzione. In che modo? Dividendolo per il numero massimo di giorni che la legge prevede per la custodia cautelare (6 anni, pari a 2186 giorni). Il risultato è di 235,82 euro. Quanto all’ammontare di un singolo giorno agli arresti domiciliari si aggira in genere intorno alla metà: 117,91 euro.
Sui casi di ingiusta detenzione, Errori giudiziari ha prodotto anche un docufilm: “Non voltarti indietro”, il primo mai girato in Italia sul tema, che ha ottenuto una menzione speciale ai Nastri d’Argento DOC 2017.