Secondo il radicale Marco Cappato, ogni giorno un italiano si reca in Svizzera per andarsene in maniera indolore. Cifre minori vengono fornite da altre associazioni che si battono per il diritto a una morte dignitosa in luogo di una vita di intollerabili sofferenze fisiche e psichiche dovute a una malattia incurabile. Come Exit Italia, il cui presidente Emilio Coveri parla di due o tre italiani al mese. Fare stime precise è molto difficile. Quel che è certo è che i casi che salgono agli onori delle cronache sono solo la punta dell'iceberg.
Chi decide di rendere pubblica la propria tragedia personale - come quest'anno Dj Fabo, Davide Trentini e, oggi, Loris Bertocco - lo fa per lanciare un appello alle istituzioni, in nome delle altre decine di ammalati nelle stesse condizioni, perché affrontino finalmente la questione di una nuova legislazione sul fine vita. Ma come funziona il suicidio assistito in Svizzera? Quali sono i costi, i requisiti e la procedura?
10mila euro per l'ultimo viaggio
Per compiere l’ultimo viaggio bisogna disporre di una somma di diecimila euro che comprende pernottamento, colazione e pulizie comprese. I soldi devono essere versati sul conto della clinica della struttra scelta. Un valido supporto al malato e alla famiglia è offerto dalle associazioni no-profit che gestiscono le cliniche e che si occupano della prenotazione dell'hotel e dei taxi per il trasporto dall'albergo allo studio medico per la visita e dell'acquisto dei medicinali che viene effettuato materialmente - con una propria ricetta - dal medico che poi porterà a termine l'atto finale.
Le strutture che consentono il suicidio assistito in Europa
Il primo passo è scegliere la struttura alla quale affidarsi, in Svizzera ce ne sono cinque fra Basilea, Berna, Ginevra e Zurigo. In Europa il suicidio assistito è legale anche in altri Paesi ma solo le cliniche della Confederazione elvetica offrono il servizio anche ai cittadini stranieri. È qua corretto ricordare che in queste strutture non viene praticata la cosiddetta "eutanasia attiva", possibile nel Benelux, bensì il suicidio assistito. Ovvero, deve essere l'ammalato a compiere l'ultimo gesto per assumere i farmaci che lo uccideranno, anche a costo di premere un pulsante con la bocca. Se le condizioni del paziente non lo consentono, i medici elvetici non possono fare nulla per lui.
Lo psicologo solo per i cittadini svizzeri
Il passo successivo è la stesura di un testamento biologico da inviare con le cartelle cliniche alla struttura scelta. Davanti a tre testimoni il malato nelle sue piene facoltà di intendere e di volere nomina un fiduciario e rilascia le proprie volontà sulla fine della sua esistenza.
Una commissione medica si riunisce, prende in considerazione la documentazione e valuta la scelta del paziente. Requisito indispensabile per ottenere l'ok dalle strutture è l'irreversibilità della malattia, che deve essere clinicamente accertata e senza possibilità di guarigione. Solo per i cittadini svizzeri si applica un altro passaggio: il colloquio con uno psicologo.
A questo punto il paziente sceglie la data del suo ultimo giorno. I medici svizzeri sono tenuti, in ogni caso, a far desistere i pazienti fino all'ultimo. Il malato può decidere di tornare indietro in qualsiasi momento, o anche di stabilire una nuova data.
L'assunzione del farmaco e l'arresto cardiaco
La procedura inizia con il medico che dà al paziente due pastiglie di antiemetico, un medicinale per ridurre la nausea. Il medicinale che porterà all'arresto cardiaco è il Pentobarbital, sostanza utilizzata nell'induzione dell'anestesia generale. Per garantire il decesso, i medici diluiscono una dose 4 volte più alta di quella letale e la porgono al paziente. Sarà lui a berla portandosela da solo alla bocca o, se tetraplegico, con un pulsante che ne attiva il rilascio. Per questo si chiama 'suicidio assistito', legittimo grazie all’articolo 114 del codice di procedura penale svizzero. Nel giro di due o tre minuti dall’assunzione, il paziente si addormenta profondamente. L'arresto cardiaco sopraggiunge dopo circa mezz’ora, in uno stato di assoluta incoscienza del malato.