Roma - E' stato il capo della polizia Franco Gabrielli ad annunciare in una circolare del 31 dicembre piani straordinari di controllo del territorio nei confronti dei migranti irregolari. Secondo il Corriere della Sera, la circolare fa parte di “una strategia più ampia” del nuovo ministro dell’interno, Marco Minniti, per aprire un Cie in ogni regione.
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Cie, cosa sono e dove stanno
Un centro di identificazione ed espulsione (Cie) in ogni regione italiana. Se è davvero questo l'obiettivo del Viminale, il lavoro da fare è ancora parecchio perché, al momento, i Cie effettivamente operativi sono quattro, per una capienza totale di circa 350 posti: Roma, Torino, Brindisi e Caltanissetta. Quello di Bari in effetti esiste, ma è inagibile per lavori.
- Roma. Il più grande è quello di Ponte Galeria, in una zona isolata tra l'Aeroporto di Fiumicino e la Fiera di Roma: fino a non molto tempo aveva una capienza di 374 posti. A Natale del 2013 fini' sulle prime pagine di tutti i giornali per la clamorosa protesta inscenata da un gruppo di ospiti nordafricani che si erano cuciti le bocche con del filo ricavato dalle coperte. Con la riduzione progressiva delle presenze, i momenti di tensione si sono fatti più rari ma ancora l'estate scorsa il Garante per i diritti dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, parlava di una "struttura assolutamente inadeguata ad ospitare per mesi in condizioni dignitose persone che non hanno alcuna colpa".
- Torino. Gestito da un raggruppamento temporaneo di imprese, il Cie conta su 90 posti effettivi a fronte di una capienza teorica di 180 individui: numero di fatto mai raggiunto a causa di roghi e distruzioni che hanno reso inagibili alcuni dei moduli abitativi. Il Garante regionale dei detenuti, Bruno Mellano, parla di condizioni di vita "non ottimali".
- Brindisi. Il Centro di identificazione ed espulsione di Restinco, alla periferia di Brindisi, al momento ospita 48 migranti (la capienza è di 84 posti) e nei mesi scorsi è stato teatro di piccoli, ripetuti tentativi di rivolta con arredi e suppellettili dati alle fiamme. L'8 agosto davanti ai cancelli hanno manifestato gruppi anarchici e antagonisti della provincia di Lecce. La contestuale chiusura per lavori del Cie di Bari rende necessario - secondo il piano di smistamento del Viminale - l'utilizzo di tutti i posti a disposizione a Brindisi.
- Caltanissetta. Sulla carta conta 96 posti ed è situato in contrada Pian del Lago, a circa 3 km dal centro abitato. Ospita migranti provenienti da diverse etnie, protagonisti nei mesi passati di diverse risse e proteste contro i tempi di attesa per ottenere asilo politico, giudicati eccessivamente lunghi.
Il Cie di Trapani di recente è stato trasformato in 'hotspot', uno dei centri per l'identificazione dei migranti richiesti dalle normative europee, mentre in diverse delle vecchie strutture si è optato per la chiusura oppure sono in corso lavori di ripristino e ricostruzione imposti quasi sempre da roghi dolosi e danneggiamenti volontari. Istituiti nel 1998 come Centri di permanenza temporanea per gli stranieri sprovvisti di regolare titolo di soggiorno e non aventi titolo per chiedere asilo o protezione internazionale, i Cie sono stati a lungo al centro di violente polemiche perché paragonati a delle carceri (Leggi l'analisi del Post). Non a caso il tempo di 'detenzione' (amministrativa) è più volte oscillato nel tempo da un minimo di 30 giorni a un massimo di 18 mesi. Le strutture di accoglienza dei migranti comprendono anche i Centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa), i Centri di accoglienza (Cda) e i Centri accoglienza per richiedenti asilo (Cara).
I fatti. Il mancato soccorso e la rivolta di Cona
È tornata la calma nel centro di prima accoglienza di Cona, nel Veneziano, teatro di una rivolta dei migranti che lunedì notte si sono barricati in alcuni container e hanno bloccato all'interno 25 volontari, poi liberati. I disordini erano scoppiati a causa della morte improvvisa di una 25enne della Costa d'Avorio, Sandrine Bakayoko, in attesa di una risposta alla domanda d'asilo. L'autopsia ha in seguito rivelato che la giovane è morta per una trombo-embolia polmonare. Del tutto escluse ipotesi legate a fatti violenti o a malattie virali contagiose. Intanto oggi è iniziato il trasferimento - disposto ieri dal ministro dell'Interno Marco Minniti - di cento migranti da Cona a strutture dell'Emilia Romagna. L’annuncio di retate e controlli contro i migranti irregolari e la probabile estensione della rete dei Cie è la prima presa di posizione importante in materia d’immigrazione del nuovo ministro dell’Interno, come spiega Internazionale.
Le polemiche
L'unica cosa certa è che dopo la rivolta di Cona, il tema delle condizioni dei 137.000 migranti ospiti delle strutture temporanee d'accoglienza in Italia (tra pubbliche, convenzionate e private per oltre un miliardo di spesa complessiva) è tornato drammaticamente all'ordine del giorno. E c'è chi - come spesso avviene - approfitta della situazione per generare il panico tra i cittadini e generare l'odio. Le parole più dure arrivano da Matteo Salvini che invoca "espulsioni di massa", mentre le organizzazioni che si occupano dei profughi, da Migrantes (Cei) al Centro Astalli, chiedono una revisione del sistema perchè rimpatri e Cie "sono le risposte sbagliate": i Cie "sono gabbie a cielo aperto, assolutamente ingestibili come dimostrano le rivolte e le devastazioni che ne hanno determinato la chiusura". Serve invece, sottolinea la struttura dei Vescovi per i migranti, "un'accoglienza diffusa, con numeri ridotti e qualificata". Salvini definisce i migranti che hanno causato i disordini "gentaglia" e incalza: "Quando sarò al governo, espulsioni di massa, chiusura dei centri e navi della Marina Militare che, dopo aver soccorso tutti, li riportano indietro. Basta, il 2017 sarà l'anno della riscossa". Immediata la replica della deputata Pd Vanna Iori, che si è rammaricata nel "constatare che da alcuni esponenti politici si evochino delle non-soluzioni come espulsioni o respingimenti di massa: è un'operazione di meschina strumentalizzazione che non tiene conto della sofferenza di uomini, donne e bambini che scappano da situazioni di guerra, terrorismo e povertà estrema per tentare di sopravvivere".
E c'è chi da anni lotta per la completa e definitiva chiusura dei centri d'accoglienza. Come la Campagna LasciateCIEntrare, che chiede di far entrare giornalisti e attivisti nei centri denunciando da anni "le violazioni dei diritti umani all’interno dei Cie italiani".