Roma - Addio a Umberto Veronesi, oncologo ed ex ministro della Sanità. Veronesi è morto stasera nella sua casa milanese. Tra pochi giorni avrebbe compiuto 91 anni.
UNA VITA A COMBATTERE IL CANCRO
Per decenni considerato il simbolo della lotta al cancro in Italia, grande ricercatore, grande medico ma anche grande comunicatore e collettore di risorse indispensabili per l'impresa titanica di ridurre la mortalità per cancro, Veronesi ha impresso una spinta decisiva all'oncologia italiana. Dal suo presidio all'istituto Nazionale dei Tumori di Milano, di cui è stato direttore scientifico dal 1974 al 1976, l'oncologo ha concentrato la sua ricerca soprattutto sul carcinoma mammario, prima causa di morte per tumore nella donna.
Da Renzi all'Airc, il cordoglio della politica e della medicina
Ha fondato, nel 1991, ed è stato direttore scientifico dell'IEO - Istituto europeo di oncologia una prima volta dal 1994 al 2000 e, successivamente, dal 2001 al 2014. Nel 1993 è stato nominato dall'allora ministro della Sanità Raffaele Costa membro della commissione nazionale incaricata di redigere un piano contro le malattie tumorali. Nel 1998 è stato membro della commissione che dovette giudicare gli effetti della cura anti-cancro nota come "terapia Di Bella", da lui fortemente contrastata.
Veronesi, l'oncologo che rivoluzionò la cura del cancro al seno
Il 25 aprile 2000 viene nominato ministro della Sanità nel governo Amato II, fino all'11 giugno 2001. In qualità di ministro si è battuto in particolare per una legge antifumo, che sarà poi varata dal suo successore Girolamo Sirchia. Dal 2008 al 2011 è senatore per il Pd. oltre al grande lavoro scientifico, di Veronesi, soprattutto negli ultimi anni, si ricordano le battaglie civili: la legalizzazione delle droghe leggere (già nel 1995), la difesa di testamento biologico e consenso informato (anche nei drammatici giorni della morte di Eluana Englaro nel 2009), la difesa degli alimenti Ogm. Inoltre da decenni l'oncologo si era convintamente lanciato nella battaglia contro il consumo di carne, essendo lui stesso vegetariano convinto. Sia per motivi salutistici che etici. Lucido e attivissimo fino alla fine, in una delle ultime interviste aveva detto: "Non mi interessa la fine, ma di fare una brutta fine". Un rischio che non ha mai corso.
L'ONCOLOGO BOCCIATO DUE VOLTE AL GINNASIO
Nato a 5 chilometri da Milano da una famiglia contadina cattolica, Veronesi si allontana dalla religione durante l'adolescenza, rimanendo agnostico fino alla morte. Al ginnasio, il futuro oncologo di fama mondiale viene bocciato due volte. "Da ragazzo mi vedevo bruttissimo - dirà in seguito - ero convinto che le ragazze non potessero degnarmi di uno sguardo, ed ero sicuro che nessuna mai si sarebbe innamorata di me. Forse perché ero davvero troppo alto per la mia età. E per sfogare questo senso di inadeguatezza facevo il monello e mi rifiutavo di studiare".
Sposato con Suzy Razon, pediatra ebrea sopravvissuta ai lager, ha sette figli , due dei quali, Paolo e Giulia, hanno seguito le sue orme e sono chirurghi.