di Lorenzo D'Avanzo
Amatrice - La terra continua a tremare e, ad Amatrice, sono le scosse a segnare il tempo e a trasformare il territorio. Una scossa piu' forte vuol dire nuovi crolli, strade che diventano inagibili e tutto il sistema dei soccorsi, come dei media, deve adattarsi e cercare una soluzione alternativa a quella stabilita. Il tempo indicato dalle lancette dell'orologio non ha piu' alcun significato: si vive accettando quel che e' accaduto e accade, con rassegnazione. D'altronde qui non ci si addormenta veramente e non ci si sveglia mai del tutto: ci si adatta alle circostanze con un atteggiamento di ipnotico automatismo. Non si sente piu' gente che piange, tutti - i superstiti come i soccorritori - non hanno piu' voglia di parlare. Dalle 3 e 36 del 24 agosto tutto e' cambiato, i cartelli delle feste e delle sagre passate e previste sembrano reperti storici trovati nella casa di un parente deceduto da poco. E cosi'' gli appuntamenti e le scadenze in agenda, anche per i soccorritori e i tanti addetti al 'circo mediatico' , sembrano privi di senso: il pensiero che domani scade la bolletta della luce o l'arrivo del prossimo stipendio non trovano posto nell'agenda mentale. E cosi'' come tutte le sensazioni sembrano sbiadire, anche le speranze di trovare altri superstiti si affievoliscono sotto il sole che ricomincia a scaldare l'aria dopo il freddo di questa seconda notte nella citta' morta. Quando ci si trova bloccati in fila con i soccorritori in una frazione in attesa di poter ritornare nel centro storico e intorno si vede uno splendido panorama di una natura placida, serena e pieno di vita, viene spontaneo chiedersi che c'entra la morte in questo quadro? (AGI)