Fermo - "Perdona, perdona, perdona, perdona, perdona": per cinque volte monsignor Luigi Conti ripete questa esortazione alla compagna di Emmanuel Chidi Namdi, il 36enne nigeriano ucciso martedi' scorso a Fermo. Nel duomo della citta' marchigiana l'aria e' gravida di commozione e del caldo che la rende irrespirabile e piu' volte fa quasi venir meno Chinyery, che monsiglior Conti dal pulpito chiama "la promessa sposa" di Emmanuel. "Sono preoccupato e triste per la divisone di questa comunita'" aggiunge il prelato duranet l'omelia, "non possiamo permettercelo: non possiamo essere divisi perche' rischiamo di morire per la divisione". "Questa citta'" dice ancora, "si e' dimostrata veramente ospitale. Lo riconoscono i nostri fratelli immigrati scappati dalle guerre, dalla fame e dalle persecuzioni religiose e lo riconosceva lo stesso Emmanuel. Chiedo a tutti un supplemento di vicinanza e di fraternita'. I disperati non sono gli immigati, siamo noi, perche' se loro sono qui e' perche' sono spinti dalla speranza e chi uccide questa speranza e' il disperato". (AGI)