Roma - Dal voto degli inglesi a favore del Brexit, Papa Francesco spera che possa scaturire un modo diverso di condurre l'Unione Europea. Per il Papa, servirebbe "più libertà". Per questo sarebbe opportuno, spiega, "pensare un'altra forma di unione". Alcuni desiderano più autonomia, osserva conversando con i giornalisti nel volo da Yerevan. "Vogliono avere certe cose che sono della nostra cultura", sottolinea il Pontefice alludendo evidentemente all'autonomia rivendicata non solo dalla Gran Bretagna. Dunque, spiega, "bisogna avere un passo che crea unità, ma anche una sana disunione". "E si deve essere creativi - suggerisce il Papa - anche in questo, come si deve esserlo per creare lavoro (è urgente con Il 25 per cento dei ragazzi senza lavoro in paesi come l'Italia)". Scandisce Bergoglio: "C'è qualcosa che non va nell'Unione massiccia. Ma attenti: non buttiamo dalla finestra il bambino con l'acqua sporca". Secondo il Papa la parola chiave del dopo Brexit dovrebbe essere "ricreare". "La ricreazione - sottolinea - è propria delle cose umane. Anche la nostra personalità è un percorso, nel senso che si forma procedendo. Nella vita creatività è fecondità".
Rispondendo a un giornalista inglese che domandava se Brexit "puo' portare alla disintegrazione europea e eventualmente alla guerra", Papa Francesco ha esordito con un'affermazione forte: "la guerra già c'è in Europa. E c'è un'aria di divisione, anche questo non solo in Europa. Penso alla Catalogna, alla Scozia. Queste divisioni non dico siano pericolose. Ma dobbiamo studiarle bene. Parlare bene, trovare soluzioni di dialogo. Non ho studiato quali siano i motivi per cui il Regno Unito ha deciso cosi'. Nella storia abbiamo avuto le indipendenze per emancipazione dalle colonie. è una cosa più comprensibile. C'è dietro una cultura, un modo di pensare. Invece la secessione, pensiamo alla Scozia, è più problematica. Ha dato origine alla parola Balcanizzazione, che oggi usiamo senza parlare dei Balcani. Ci sono storie dietro questo desiderio, e anche malintesi. Per me sempre l'unità è superiore al conflitto. Ma ci sono diverse maniere di essere uniti. E sempre la fratellanza è migliore dell'inimiciza, delle distanze. E i ponti sono sempre migliori dei muri".
Di Brexit il Papa aveva parlato anche nel volo di andata dicendo più sinteticamente: "è la volontà espressa dal popolo che ci richiede una grande responsabilità per garantire il bene del popolo del Regno Unito e anche il bene e la convivenza di tutto il popolo europeo".
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"Ripeterò lo stesso che dissi nel primo viaggio e che dice il catechismo", dice poi Bergoglio nella conferenza stampa sull'aereo che lo riporta da Yerevan a Roma riferendosi ai gay: "non vanno discriminati ma rispettati e accompagnati pastoralmente. Si può condannare per motivi non teologici ma di comportamento politico. Ma non c'entrano le persone. Una persona che è in quella condizione e ha buona volontà, che cerca Dio chi siamo noi per giudicarla?". Nei giorni scorsi il cardinale Marx a una grande conferenza ha detto che, dopo la strage nel locale omosessuale a Orlando, la Chiesa Cattolica deve chiedere scusa alla comunità gay per averli marginalizzati. E il Papa rincara la dose: "non solo deve chiedere scusa a questa persone ma anche ai poveri, alle donne sfruttate, ai bambini violati. Chiedere scusa di aver benedetto tante armi". Poi si riprende: "Diciamo che debbono chiedere scusa i cristiani, la Chiesa e' santa i peccatori siamo noi". "Se una famiglia era divisa non si poteva - ricorda il Papa che torna per l'ennesima volta a criticare le dogane pastorali del passato - andare in casa loro. La cultura è cambiata grazie a Dio. Dobbiamo chiedere scusa: è una parola che abbiamo dimenticato. Il prete padrone e non padre. Il prete che bastona e non il pastore". Ma, conclude, anche se ancora "esistono tradizioni in alcune paesi e culture che hanno mentalita' diverse, nella Chiesa ci sono tanti che aiutano gli altri: penso ai laici e alle suore in Africa. Il grano e la zizzania crescono insieme. Non dobbiamo scandalizzarci".
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(AGI)