Yerevan - Nell'Armenia di oggi "c'e' bisogno di cristiani che non si lascino abbattere dalle fatiche e non si scoraggino per le avversita', ma siano disponibili e aperti, pronti a servire; c'e' bisogno di uomini di buona volonta', che di fatto e non solo a parole aiutino i fratelli e le sorelle in difficolta'". Papa Francesco incoraggia con queste parole il paese che per primo si proclamo' cristiano, nel 300, a "non cedere alla tentazione di ridurre la fede a qualcosa del passato, a qualcosa di importante ma che appartiene ad altri tempi, come se la fede fosse un bel libro di miniature da conservare in un museo". Secondo il Papa, "se rinchiusa negli archivi della storia, la fede perde la sua forza trasformante, la sua bellezza vivace, la sua positiva apertura verso tutti".
Il Papa tra gli armeni, non cedere alle avversita' e non dimenticare il genocidio - FOTO
L'invito di Francesco agli armeni e' dunque a "dar seguito alla vostra grande storia di evangelizzazione, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno in questi tempi tribolati, che sono pero' anche i tempi della misericordia". "Siamo chiamati - ha detto nella piazza Vartanans di Gymuri,citta' raggiunta con mezz'ora di aereo - anzitutto a costruire e ricostruire vie di comunione, senza mai stancarci, a edificare ponti di unione e a superare le barriere di separazione". E l'auspicio di Francesco - lo stesso pronunciato da San Giovanni Paolo II nel suo viaggio in Armenia del 2001 - e' dunque "che i credenti diano sempre l'esempio, collaborando tra di loro nel rispetto reciproco e nel dialogo, sapendo che l'unica competizione possibile tra i discepoli del Signore e' quella di verificare chi e' in grado di offrire l'amore piu' grande!". Un'apertura agli altri che, secondo il Papa deve portare a costruire "societa' piu' giuste, nelle quali ciascuno possa avere una vita dignitosa e in primo luogo un lavoro equamente retribuito".
(AGI)