Roma - Anatema del cardinal Bagnasco contro la legge sulle Unioni civili. "Sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia" dice il presidente della Cei, "anche se si afferma che sono cose diverse: in realta', le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale,cosi' gia' si dice pubblicamente, compresa anche la pratica dell'utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di poverta'".
Sulla riforma dell'annullamento dei matrimoni bisogna fare sul serio
"Si vedono segnali positivi di sostegno e promozione della famiglia che, oltre ad essere il grembo naturale della vita, e' palestra di umanesimo, di virtu' civili, di socialita' e di educazione nell'intreccio di generazioni e di generi, primo ammortizzatore sociale" afferma Bagnasco. Secondo il cardinale, intervenuto questa mattina in apertura del secondo giorno dei lavori dell'Assemblea Cei, pero' "tali segnali hanno bisogno di essere incentivati e, soprattutto, di diventare strutturali".
"Si avverte l'urgenza di una manovra fiscale coraggiosa, che dia finalmente equita' alle famiglie con figli a carico. Gli esperti dicono che la messa in atto del cosiddetto 'fattore famiglia' sarebbe gia' un passo concreto e significativo" ha detto ancora il cardinale. Fronte di preoccupazione per i Vescovi "e' quello della natalita'. Finalmente, dopo anni che lo richiamiamo - afferma Bagnasco - oggi perlomeno si parla di inverno demografico: l'immagine - seppur efficace - non suscita pero' ancora la necessaria coscienza della gravita'. Ad oggi, si vedono segnali positivi di sostegno e promozione della famiglia che, oltre ad essere il grembo naturale della vita, e' palestra di umanesimo, di virtu' civili, di socialita' e di educazione nell'intreccio di generazioni e di generi, primo ammortizzatore sociale. Tali segnali hanno, pero', bisogno di essere incentivati e, soprattutto, di diventare strutturali".
Il Presidente della Cei ricorda che "i dati Istat rimangono impietosi: quelli del 2015 sono i dati peggiori dall'unita' d'Italia. Lo scorso anno, a fronte di 653.000 decessi, le nascite sono state 488.000, mentre 100.000 italiani hanno lasciato il Paese. La demografia e' un indicatore decisivo dello stato di salute di un Paese, specialmente occidentale, dove lo sviluppo economico e lavorativo, insieme ad una cultura densa di ideali e valori, suscitano speranza nel domani e coraggio nel generare nuove vite, assumendo con fiducia la missione educativa dei figli. Che cosa sta facendo lo Stato perche' si possa invertire la tendenza?". (AGI)