Roma - Prosegue la fuga degli evasi da Rebibbia. Seconda notte di ricerche a Roma e provincia, ma dei fuggiaschi ancora nessuna traccia.
Ieri, sulla loro sorte, era nato un giallo: Costantino Massimo, segretario generale aggiunto Fns Cisl Lazio, ne aveva annunciato la cattura: "Sono stati presi in un appartamento a Tivoli dai carabinieri e dal Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria". Poi, lo stesso sindacalista, si smentisce: "sono ancora in fuga", ha detto, precisando che le ricerche continuano.
Mihai Florin Diaconescu e Catalin Ciobanu, sono due "delinquenti molto pericolosi, pluriomicidi", aveva avvertito il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe.
I due erano ristretti nel Padiglione 12 del carcere romano e sono fuggiti ieri nel più classico dei modi, calandosi con delle lenzuola dalla finestra della cella.
Gli avvocati dei due banditi, Cristiano Brunelli e Andrea Palmiero, avevano lanciato un appello ai loro assistiti: "Costituitevi subito. Mettetevi al più presto a disposizione delle autorità e delle forze dell'ordine. Solo così potete evitare di peggiorare la vostra situazione".
"Florin negli ultimi giorni - ha raccontato l'avvocato Brunelli - era molto agitato per un residuo di pena che gli era stato appena notificato, di altri 2 anni e mezzo di reclusione, ma non immaginavo che potesse prendere una decisione simile. Fin quando era stato in carcere, non aveva creato alcun problema, era un ragazzo avviato verso il recupero. Il fatto è che spesso questi giovani vengono travolti da amicizie sbagliate e seguono i cattivi consigli".
Diaconescu, 28 anni, con precedenti per rapina e ricettazione, sarebbe dovuto uscire nel 2021. "Io spero vivamente che ponga fine alla sua fuga - ha concluso il difensore - e lo faccia in modo spontaneo per non peggiorare la sua situazione". Dello stesso tenore, l'appello dell'avvocato Palmiero, che proprio domani, davanti al gup, in abbreviato, deve difendere Catalin Ciobanu da una duplice accusa: sequestro di persona e morte come conseguenza di un altro reato in relazione al decesso nel 2013, per infarto, di un commerciante egiziano, vittima di ripetuti episodi di estorsione e prelevato dalla sua abitazione per potergli dare una lezione: "Ho visto il mio cliente in carcere la scorsa settimana - ha detto il penalista - avevamo concordato la linea difensiva. Domani, davanti al giudice, lui avrebbe rilasciato dichiarazioni per dimostrare di essere innocente. Resto, dunque, perplesso per quanto accaduto. Il suo comportamento mi lascia molto stupito. Forse Catalin ha ceduto alla tentazione di un momento, ha preferito scappare. Non credo che l'evasione fosse premeditata. Per questo motivo lo invito a costituirsi urgentemente: abbiamo tutte le carte per poterlo scagionare da questa vicenda giudiziaria".
Nel frattempo Maurizio Somma, segretario regionale per il Lazio del Sappe, puntualizza: "Le carceri sono più sicure assumendo gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano, finanziando gli interventi per far funzionare i sistemi antiscavalcamento, potenziando i livelli di sicurezza delle carceri: non è un caso che proprio i sistemi di sicurezza del carcere di Roma Rebibbia sono fuori uso da tempo".
Incalza Donato Capece, segretario generale del Sappe: "Altro che la vigilanza dinamica, che vorrebbe meno ore i detenuti in cella senza però fare alcunchè. Al superamento del concetto dello spazio di perimetrazione della cella e alla maggiore apertura per i detenuti deve associarsi la necessità che questi svolgano attività lavorativa e che il personale di Polizia Penitenziaria sia esentato da responsabilità derivanti da un servizio svolto in modo dinamico, che vuol dire porre in capo a un solo poliziotto quello che oggi fanno quattro o più agenti, a tutto discapito della sicurezza. Le idee e i progetti dell'Amministrazione Penitenziaria, in questa direzione, si confermano ogni giorno di più fallimentari e sbagliati", sostiene Capece. (AGI)