Roma - Il team di investigatori incaricati delle indagini sulla morte di Giulio Regeni, lo studente italiano scomparso il 25 gennaio scorso al Cairo e trovato morto tre giorni fa sulla strada per Alessandria d'Egitto, ha iniziato ad esaminare le ultime telefonate effettuate e ricevute dal giovane.
Lo ha reso noto il procuratore di Giza, Ahmed Nagy, citato dai media di stato.
Gli inquirenti continuano inoltre ad ascoltare gli amici e le persone in contatto con Regeni durante il suo soggiorno al Cairo. Molti di loro erano presenti ieri, con candele e cartelli, alla commemorazione organizzata davanti alla sede dell'ambasciata italiana in Egitto.
Gentiloni, "non ci accontenteremo di una verità presunta"
MORTO PER LA LIBERTA'- "Giulio è morto per una causa che ci riguarda tutti, quella della libertà di parola e di manifestazione", ha detto in forma anonima, uno dei migliori amici egiziani del giovane italiano.
"FUNERALI DI STATO" - "E' stato un pugno allo stomaco e il fiato non e' ancora tornato del tutto". Angelino Alfano parla cosi' del barbaro omicidio di Giulio Regeni e confessa che "dover vedere i primi esiti dell'autopsia ci ha messo di fronte a qualcosa di inumano, di animalesco".
Il ministro dell'Interno torna a ribadire di essere "convinto che sia nell'interesse pieno di Al Sisi collaborare" e sottolinea che "i nostri sono li' da tre giorni per portare a galla la verita', il che significa anche evitare che altre giovani vite possano essere messe a rischio".
Dunque "l'Italia intende battersi per verita' e in tempi rapidissimi" e Alfano risponde cosi' a chi gli chiede se sia giusto ricordare il giovane ricercatore con funerali di Stato: "C'e' un protocollo al rigurado e decide il presidente del Consiglio, non io ma ritengo che questa sia la morte di un giovane che fa onore all'intersa Italia e io un fnerale di Stato lo prenderei nella massima serieta', anche se non compete a me decidere".
AUTOPSIA - Giulio è deceduto per un colpo alla testa. La conferma viene dall'esame autoptico che il professor Vittorio Fineschi ha svolto su incarico della Procura di Roma. Il corpo del ragazzo, abbandonato in strada all'aperto, presenta ovunque lesioni e abrasioni la cui natura è ancora oggetto di valutazione da parte dai medici legali ma che sarebbero compatibili con ripetute percosse. Sulle parti sporgenti del volto di Regeni, in particolare, sono evidenti alcune contusioni. Tracce di bruciature, invece, non sarebbero state individuate. Il cadavere, riconosciuto dai genitori ieri pomeriggio al Policlinico prima che cominciasse l'accertamento autoptico, è stato sottoposto a tac, a radiografia e a un esame tossicologico anche per definire con precisione la data della morte.
La mamma Paola "ho il cuore spezzato"
Si e' svolto oggi un nuovo incontro con tra il team investigativo italiano e le "controparti" egiziane in merito alla inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. "Nel giro di qualche settimana -ha spiegato l'ambasciatore in Egitto, Maurizio Massari, nel corso del programma di Lucia Annunziata, "In mezz'ora"- capiremo come si sta sviluppando la collaborazione con le controparti egiziane nell'inchiesta". Pur ricordando la disponibilita' espressa dal presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi al presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, Massari ha affermato che la collaborazione egiziana "non e' da dare per scontata. Ma conviene allo stesso Egitto mostrarla -ha aggiunto- anche per la sua credibilita' sul piano internazionale. Siamo alle prima battute dell'inchiesta e attendiamo prima di lanciarci in conclusioni".
Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, chiede "piena collaborazione alle autorità egiziane, di agire con determinazione, trasparenza e rapidita. Noi abbiamo assicurato subito la nostra piena disponibilita' alla collaborazione, tanto sul fronte delle forze dell'ordine, quanto sul fronte delle autorita' giudiziarie italiane".
Precedentemente era stato il titolare della Farnesina, Paolo Gentiloni, a sottolineare come sul caso non vi sia ancora chiarezza. "Siamo lontani dalla verità",aveva commentato il ministro degli Esteri ad Amsterdam, dove partecipa alla riunione informale dei ministri Ue (Gymnich).
Secondo il titolare della Farnesina, occorre "assolutamente che il lavoro" di indagine "possa essere fatto insieme" alle autorità egiziane. Gli esperti italiani sono già al Cairo per le indagini.
La procura di Giza, incaricata di condurre le indagini preliminari, non ha ricevuto l'ordine di coordinarsi con il team di inquirenti inviato in Egitto dall'Italia. Lo ha detto ad "Agenzia Nova" il capocancelliere dell'ufficio, Ahmed Nagy, confermando che la procura ha avviato le indagini sul caso ascoltando amici e conoscenti di Regeni ed esaminando le ultime telefonate ricevute ed effettuate dal giovane.
Secondo Nagy, la squadra di inquirenti italiana, formata da sette uomini di Polizia, Carabinieri e Interpol e arrivata al Cairo il 5 febbraio scorso, si starebbe coordinando solo con l'ufficio della procura generale.
Il sottosegretario della procura di Giza, Hossam Nassar, ha intanto negato che le orecchie del giovane fossero state mozzate, come riportato dalla stampa nei giorni scorsi. Il funzionario ha parlato piuttosto di lesioni in vari punti del volto (orecchie, naso e denti), senza tuttavia parlare apertamente di "segni di tortura". (AGI)