di Maria Letizia D'Agata
Roma - Industriali venite a vedere che cosa brucia. E' l'ennesimo invito di don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, in prima linea nella battaglia della Terra dei Fuochi. Un sacerdote senza peli sulla lingua che usa l'unica "arma" che possiede: la parola. La parola per gridare tutta la sua indignazione davanti "all'inerzia di chi dovrebbe fare qualcosa e non fa - spiega all'Agi - e io non so più come fare per far capire che posso poco, io sono solo un prete che cerca di scuotere le coscienze e ascolta la gente che viene in parocchia a testimoniare le proprie sofferenze dovute proprio al fenomeno dei roghi... Qui si fa un passo avanti e due indiestro. Qui i pentiti sono solo fra i camorristi, quando ce ne sarà almeno uno anche fra gli industriali? Che amarezza!". Don Patriciello è solo? "Se mi sento solo in questa battaglia? No, non sono solo - spiega - niente affatto. Non c'è la classe dirigente con me ma c'è tanta gente, anche della stampa. Mi chiamano da diverse regioni d'Italia, e io no non mi tiro indietro. Specie dopo l'ultima uscita del nostro governatore: come si fa a dire che quella che brucia e' mera immondizia? Come si fa a dire un giorno che la Terra dei Fuochi uccide, e il giorno dopo negarlo? A che gioco giochiamo?". Dietro il fenomeno della Terra dei Fuochi ci sarebbe l'ombra della criminalita' organizzata: "E che volete che mi aspetti dalla camorra? La camorra fa il mestiere che sa fare, e paga per questo, quando ne acciuffano uno. Ma gli industriali? Perché nessuno degli industriali viene a vedere? Da loro proprio no, non me lo sarei aspettato che ci fosse tutto questo silenzio. Cosa vogliamo fare? Continuare a negare'"?.
Secondo il sacerdote, sulla Terra dei Fuochi "si continua a fare solo tanta confusione. Ogni giorno - spiega - ognuno dice la sua in contraddizione con quello che ha detto la volta scorsa. Adesso e' il turno dell'imondizia delle case, dei campi rom...facile dire cosi', quando un rogo e' spento si trova la cenere, bisogna andare quando ci sono le fiamme, quando sta bruciando. Allora si' che si vede di cosa si tratta. Voglio ripetere ancora una volta che io e tutti quelli che sono con me non abbiamo mai detto che vogliamo chiudere le fabbriche. Mai. Figuriamoci se in una situazione di povertà quale è quella di questa parte di regione andiamo a chiedere la chiusura delle fabbriche mettendo i lavoratori per strada....al contrario, chiediamo che queste vengano ristrutturate, che ci sia più controllo da parte degli industriali. Di lavoro non si deve morire".
Don Patriciello quindi è deluso: "La delusione è molto forte. Ho parlato con Renzi, abbiamo parlato di tutto questo. Pero' poi si sente dire che è solo immondizia... Questo popolo meriterebbe più attenzione. La mappatura dei terreni avvelenati l'abbiamo voluta noi e non abbiamo mai detto che tutti i terreni sono avvelenati... Se diciamo che nel mezzo del terreno c'e' un fungo avvelenato che facciamo buttiamo il terreno? Lo togliamo no? Molti giornalisti sono venuti qui, hanno visto e fotografato, documentato. Eppure...Io non sono uno scienziato, sono un prete, e voglio fare il prete anche perché se la gente non trovasse piu' di chi fidarsi perché è stata ingannata mille volte che deve fare? La Chiesa c'è anche per questo, per stare vicino a chi non è ascoltato. Qui vediamo che tutti si ammalano e non ci sono nemmeno soldi per curarsi. Certo fra le cause ci si mette tutto ma si aggiunge anche la questione ambientale e qui si può fare qualcosa, non facciamo finta di non vedere. Io non mollo, questo è il mio popolo, la mia gente". (AGI)
(20 gennaio 2016)