Roma - Vola la spesa per i consumi tecnologici: tra il 2007, l'anno prima dell'inizio della crisi, e il 2014, la voce "telefonia" ha piu' che raddoppiato il suo peso nelle spese degli italiani (+145,8%), superando i 26,8 miliardi di euro nell'ultimo anno, mentre nello stesso arco di tempo i consumi complessivi flettevano del 7,5%, la spesa per l'acquisto dei libri crollava del 25,3%, le vendite giornaliere di quotidiani passavano da 5,4 a 3,7 milioni di copie (-31%). Lo dice il Censis nel suo rapporto sullo stato sociale del Paese. Gli italiani hanno evitato di spendere su tutto, ma non sui media connessi in rete, perche' grazie ad essi hanno aumentato il loro potere di disintermediazione che significa anche risparmio. Usare internet per informarsi, per prenotare viaggi e vacanze, per acquistare beni e servizi, per guardare film o seguire partite di calcio, per svolgere operazioni bancarie o entrare in contatto con le amministrazioni pubbliche, ha significato spendere meno soldi, o anche solo sprecare meno tempo: in ogni caso, guadagnare qualcosa. Gli utenti di internet si servono sempre di piu' di piattaforme telematiche e di provider che consentono loro di superare le mediazioni di soggetti tradizionali. Si sta cosi' sviluppando una economia della disintermediazione digitale che sposta la creazione di valore da filiere produttive e occupazionali consolidate in nuovi ambiti. La ricerca in rete di informazioni su aziende, prodotti, servizi coinvolge il 56% degli utenti del web. Segue l'home banking (46,2%) e un'attivita' ludica come l'ascolto della musica (43,9%, percentuale che sale al 69,9% nel caso dei piu' giovani). Fa acquisti su internet ormai il 43,5% degli utenti del web, ovvero 15 milioni di italiani. Guardare film (25,9%, percentuale che sale al 46% tra i piu' giovani), cercare lavoro (18,4%), telefonare tramite Skype o altri servizi voip (16,2%) sono altre attivita' diffuse tra gli utenti di internet. (AGI) .