AGI - Difesa, energia e catene globali del valore: Sono le tre "sfide strategiche" che l'Unione europea è chiamata ad affrontare in modo unitario. Lo sottolinea in un'intervista all'AGI il presidente dei giovani Imprenditori di Confindustria, Riccardo Di Stefano, in occasione dell'evento "VOCI - Visioni Orizzonti Culture Idee" a Borgo Egnazia.
"L'Europa deve certamente mettere da parte alcuni interessi particolari, solo così si torna a essere competitivi sullo scacchiere globale che oggi vede l'Ue in grande difficoltà e forse in stato di grande marginalità". Istanze che gli imprenditori under 40 hanno presentato sulla piattaforma della Conferenza sul futuro dell'Ue (Cofoe). "Vi abbiamo partecipato, siamo stati molto attivi anche sul piano interno, nonché guidando l'alleanza dei giovani imprenditori di tutta Europa, perché noi quest'anno - ricorda Di Stefano - abbiamo espresso la presidenza dello YEA (Young Entrepreneurs' Alliance). Siamo convinti che serva un dibattito tra i giovani imprenditori europei per portare a Bruxelles un unico posizionamento".
A Borgo Egnazia è stata lanciata la nuova partnership tra i Giovani di Confindustria e il Parlamento europeo. "Crediamo fortemente in questo sodalizio - spiega Di Stefano - riteniamo cruciale fondare questo nuovo modello di Europa sulla fiducia nei confronti delle istituzioni di Bruxelles da parte delle giovani generazioni. Siamo già stati al fianco del parlamento europeo nel 2019 e lo faremo ora con un percorso a tappe fino al 2024".
L'adesione è stata massiccia, assicura Di Stefano, ricordando come già nel 2019 c'era stato un overbooking da parte degli iscritti e "sicuramente lo avremo anche quest'anno" perché i giovani "si sentono nativi europei, hanno sempre immaginato il continente europeo come il proprio mercato domestico, sentono fortemente questa necessità e questa appartenenza".
Ma all'Europa "serve un restyling", insiste Di Stefano. E la guerra in Ucraina ne ha dimostrato l'urgenza. "Lo stallo nei negoziati è in parte addebitabile all'Ue che si è trovata ad affrontare una crisi ai suoi confini non avendo neppure un accenno di Difesa comune e in assenza di una sola grande voce non è stata in grado di incidere nei negoziati. In una prima fase c'era stata una risposta unitaria ma poi, scendendo nel dettaglio delle sanzioni e delle strategie, sono tornati a prevalere gli interessi nazionali. Questo ci rende meno efficaci. Se si crede nell'Unione europea queste differenze vanno eliminate".