Molti pensano si tratti solo di uno spauracchio da campagna elettorale, sta di fatto che sia Silvio Berlusconi che Matteo Renzi escludono il governo di larghe intese e preferiscono l’idea del ritorno al voto se non si raggiungerà una maggioranza stabile dopo le elezioni.
Ovviamente sia il leader di Fi che quello del Pd hanno come primo obiettivo di allontanare il sospetto di ‘inciucisti’: da mesi tutti gli osservatori e anche i loro alleati, ritengono che i due siano fin da ora pronti a governare insieme. Qualcuno addirittura legge in un certo fair play tra Pd e Fi una naturale preferenza per il governo di larghe intese più che per il governo con gli alleati naturali.
Per fugare questo sospetto non sono bastate le innumerevoli dichiarazioni del Cavaliere e dell’ex premier dem che hanno assicurato di non voler governare con l’avversario. Ma sondaggi alla mano, pochi credono alle loro parole, anche perché nessun istituto di rilevamento vede ora come possibile la vittoria netta di uno schieramento.
Ecco allora che Berlusconi e Renzi compiono un passo in avanti sul percorso della chiarezza: se non ci sono i numeri non si proceda a un governo sul modello della Grosse koalition tedesca, ma si torni a votare immediatamente.
L’affermazione tra l’altro serve anche a convincere gli elettori indecisi a votare: il ritorno al voto non è ben visto dagli italiani, che preferirebbero non dover ‘subire’ una nuova campagna elettorale a breve e vorrebbero un governo in sella per risolvere qualche problema, preferibilmente nel giro di poche settimane dopo il 4 marzo.
Paradossalmente, nonostante le ripetute rassicurazioni sul fatto che non ci sono alleanze alle viste, è proprio il M5s a non evocare in modo così forte il ritorno alle urne. Luigi Di Maio, per tranquillizzare elettori e investitori, ha più volte assicurato che garantirà un governo per il Paese, indicando pochi punti programmatici su cui far convergere altri partiti.
Ma tornando a Berlusconi e Renzi, c’è da notare che la postilla di entrambi è che la decisione ultima è del Capo dello Stato. E qui si apre un supplemento di riflessione che riguarda la legge elettorale. Se è vero che nell’impossibilità di formare un governo si deve rivotare, è anche vero che rivotare con la stessa legge elettorale potrebbe ricreare la stessa situazione di instabilità. E Sergio Mattarella potrebbe pensarci tre volte prima di indire nuovamente le elezioni con il Rosatellum. In caso di stallo dopo il voto dunque, gli appelli al senso di responsabilità saranno di certo pressanti e tutti aspettano di capire se il no alle alleanze resisterà in tutti i partiti anche allora.