Questo articolo è apparso sull’Inserto “In Asia” de Il Manifesto dal titolo #Wetoo il 27 aprile 2018
C’è una signora cinese al vertice del Partito-Stato. Si chiama Sun Chunlan (孙春兰), 67 anni, unica donna tra i nuovi 25 membri del Politburo del Partito Comunista Cinese. Il XIX Congresso di ottobre scorso l’ha riconfermata nella squadra di ultra sessantenni che affiancherà Xi Jinping nella strada verso la “nuova era” del socialismo con caratteristiche cinesi.
Sun occupa questa poltrona dal 2012; l’altra donna più potente della Cina, Liu Yandong, 72 anni, si è ritirata dall’Ufficio Politico dopo dieci anni per raggiunti limiti di età (68 per le alte cariche). Alla Grande Sala del Popolo, tra uomini vestiti di grigio, Sun, avvolta in un sobrio tailleur color lilla, mostrava uno sguardo determinato. Lo stesso con cui a marzo, in linea con la prassi, ha ricevuto dall’Assemblea Nazionale, sorta di Parlamento, la carica di vice premier (che in Cina sono quattro).
La potentissima capa del Dipartimento del Fronte Unito, l’organo che si occupa di diffondere l’influenza del partito in patria e all’estero con metodi di persuasione non particolarmente soffici (un’inchiesta del Financial Times l’ha definito “arma magica” del soft power di Pechino), è un’eccezione nel panorama politico cinese. Per almeno due motivi.
Primo. Sun è giunta all’apice del potere in un partito dominato da uomini, dove è difficile per una donna fare carriera oltre il livello provinciale (degna di nota la governatrice del Guizhou, Shen Yiqin, 58 anni, esponente della minoranza Bai).
Nessuna donna ha mai conquistato una poltrona del Comitato Permanente del Politburo: la vera stanza dei bottoni in Cina, al cui vertice siede Xi Jinping. Anche il Comitato centrale è un club maschilista: dei 376 nuovi membri, solo 10 donne figurano tra le 204 cariche permanenti (il 4,9%). Erano 13 nel 2007 e 33 nel 2012. Tra i 2.287 delegati al Congresso, poi, le donne rappresentavano un quarto ed erano state accorpate nella categoria “minoranze etniche”. Il New York Times aveva scritto che “l’altra metà del cielo”, nella nota definizione di Mao Zedong, era stata di fatto “tagliata fuori”.
Dei quasi 90 milioni di membri del Partito Comunista, solo 23 milioni sono donne (il 26%). Una percentuale in linea con la composizione dell’Assemblea Nazionale del Popolo, dove la presenza femminile rappresenta il 24%. Un fatto non del tutto insolito in un Paese dove i movimenti femministi sono spesso bersaglio di censura e soggetti a restrizioni, nonostante il governo enfatizzi l’importanza della parità di genere, e le aule universitarie siano gremite di studentesse.
Due gli ostacoli maggiori, oltre alla componente culturale che tendenzialmente le relega ancora oggi nel ruolo di madri di famiglia (seppur con qualche eccezione): la difficoltà di stabilire guanxi (connessioni politiche) con i potenti, che sono quasi tutti maschi; l’età pensionabile (che per le impiegate pubbliche è di 55 anni contro i 60 per gli uomini).
Secondo. Come sottolinea Carlotta Clivio su Orizzonte Cina, se tra i sette componenti del Comitato Permanente, massimo organo del Partito, si è mantenuto il tradizionale equilibrio tra fazione elitaria (riconducibile al segretario generale Xi Jinping, numero uno della nomenklatura) e fazione populista (riconducibile al premier Li Keqiang, numero due), tra gli altri diciotto componenti del Politburo, ben sedici sono politicamente e personalmente legati a Xi. Cioè, tutti tranne Sun Chunlan: “veterana lealista di Jiang Zemin e Hu Chunhua, protégé di Hu Jintao”.
Come ha fatto Sun a diventare potente? Tra i punti di forza dev’esserci senz’altro l’abilità nel tessere relazioni politiche (è vicina alla Lega della gioventù comunista ma anche a Jiang Zemin). Nasce il 24 maggio del 1950 nella provincia dell’Hebei, nel Nord, da una famiglia di umili origini. Suo padre fa l’operario: non si sa altro. Entra nelle fila del Pcc nel 1973. Negli anni della Rivoluzione Culturale (1966-76) è operaia (come il padre) e quadro di partito. Si laurea con un master in economia e management all’Università del Liaoning, dove stabilisce la sua base di potere (provincia nord-orientale recentemente nota per il fallimento di numerose aziende improduttive e per aver gonfiato i dati economici). Secondo Cheng Li, direttore del John L.Thornton China Center presso la Brookings Institution, massimo esperto di politica cinese, sebbene Sun sia considerata una protégé di Hu Jintao, non è chiaro quando e come abbia stabilito un rapporto di patronato con il predecessore dell’attuale segretario generale del Pcc e presidente cinese, Xi Jinping.
Si può immaginare che la loro connessione politica nasca all’inizio degli anni Novanta, quando Sun studia alla Scuola Centrale del Partito, presieduta allora da Hu. Un legame che si consolida velocemente, a giudicare dal suo orientamento politico (tra i cavalli di battaglia di Sun, la società armoniosa, il welfare, la lotta alla povertà: tutti temi cari a Hu Jintao) e dalla nota rivalità con l’ex boss di Chongqing, Bo Xilai, epurato dal Pcc nel 2012 e condannato all’ergastolo con l’accusa di corruzione (decisione politica di Hu-Wen, avallata dal neo leader nazionale Xi Jinping, di fronte all’emergere del potere personale di Bo e della sua fazione che si rifaceva a Mao). Sun avrebbe mostrato un grande fiuto politico nel rimuovere l’influenza di Bo a Dalian in tempi non sospetti - molto prima della caduta dell’ex astro nascente – quando prende il suo posto come capo del partito dal 2001 al 2005.
Bo non è primo leader caduto in disgrazia che Sun abbia sostituito: è infatti lei a occupare la poltrona di capo del Fronte Unito lasciata vacante nel 2014 da Ling Jihua, altra vittima eccellente della campagna anti-corruzione: trattasi proprio dell'ex segretario personale di Hu Jintao, ai tempi in cui Hu è a capo del partito e dello Stato. Insomma: una donna dai nervi saldi e politicamente tenace, scrive Cheng Li.
Nel suo medagliere politico vanta molti altri titoli: oltre alla dirigenza del Fronte Unito, è stata primo segretario dell’All-China Federation of Trade Unions e capo di diverse Associazioni di Donne (Anshan, Liaoning). A darle grande credito politico, soprattutto una serie di importanti incarichi di governo locale che l’anno proiettata ai vertici. Basterà dire che è stata capo di partito di due importanti città: Dalian, capoluogo del Liaoning, come detto sopra (2001-2005); Tianjin, importante porto a nord di Pechino (2012-2014).
Sun e Liu Yandong non sono state le uniche donne potenti del Partito Comunista. Andando a ritroso nel tempo: Jiang Qing, la moglie di Mao; Wu Yi, la “iron lady” cinese, nota per aver partecipato ai negoziati per l’ingresso della Cina nel Wto e per aver diretto la sanità durante la crisi della Sars nel 2003. Fu Ying, 65 anni, diplomatica di lungo corso, arcigna e influente vice ministro degli Esteri, ha ammesso che la partecipazione delle donne alla vita politica della seconda economia al mondo è bloccata giacché è ancora diffusa la convinzione che siano inferiori agli uomini.