Il recente accordo commerciale tra Cina e Unione Economica Euroasiatica (UEEA), organizzazione sostanzialmente a guida russa poco conosciuta in Italia ma a cui partecipano anche altri paesi dell'Asia Centrale e del Caucaso (tra cui il Kazakhstan e la Bielorussia) è una di quelle notizie che si perdono nei mille rivoli di Internet, ma che può avere un impatto politico ed economico di non poco conto.
L’accordo infatti mira a ridurre le barriere non tariffarie tra i due mercati, facilitare il commercio e creare un’ambiente favorevole per lo sviluppo industriale e potenziare i rapporti economici tra la UEEA e la Cina.
Al di là dei tecnicismi, la conclusione dei negoziati sull’accordo durata poco più di un anno sembra segnare un ulteriore passo nel riavvicinamento tra Russia e Cina. Passo che per la Russia è importante per bilanciare le perdite subite a seguito delle sanzioni imposte da USA e Europa dopo la crisi russa, mentre per la Cina è importante anche e soprattutto in relazione agli obiettivi del progetto Belt and Road Initiative, che con ogni probabilità verrà ulteriormente rilanciato e rafforzato durante il vicino XIX Congresso del Partito Comunista Cinese. Nel comunicato del governo cinese relativo all’accordo con la UEEA infatti viene fatta espressa menzione della BRI.
È impossibile infatti immaginare che la Cina riesca a garantire quella integrazione e connessione all'interno del continente euroasiatico cui essa aspira senza una movimentazione di merci priva di ostacoli tra Cina, Russia e Asia Centrale.
Allo stesso tempo, è un ulteriore campanello che dovrebbe allertarci della sfida geopolitica ed economica posta all’Unione Europea dalla possibile creazione di rapporti più solidi tra questa nuova organizzazione che si propone di accogliere anche altri paesi dell’ex Unione Sovietica e la Cina, in un momento invece in cui le tensioni politiche tra UE e Russia non sembrano diminuire e cominciano ad emergere in maniera più lampante le tensioni commerciali tra Unione Europea e Cina (si veda a tal proposito per esempio la forte reazione cinese alla nuova disciplina antidumping concordata dal Trilogo UE del 3 ottobre).
Tenendo conto poi anche che nei rapporti con l’altro lato dell’Atlantico le cose non vanno come previsto con, tra l’altro, la de facto cancellazione dei negoziati sul TTIP, penso sia arrivato il momento per l’UE di chiedersi anche che tipo di rapporti vuole avere con il resto del continente euroasiatico, cui è legata già da flussi commerciali e di investimenti ma anche semplicemente dalla geografia, alla quale non si comanda. Domanda difficile perché la risposta potrebbe dover passare, tra l’altro, attraverso una rivisitazione del rapporto teso con la Russia, ma anche attraverso l’adozione di un approccio coordinato a livello europeo al progetto Belt and Road, dal quale purtroppo siamo ancora lontani.