(AGI) - CdV, 26 apr. - Giovanni XXIII ha affermato nella suaenciclica Mater et Magistra il diritto ad un legittimopluralismo tra i cattolici nella concretizzazione dellaDottrina sociale. "Possono sorgere anche tra cattolici, retti esinceri - ha spiegato Joseph Ratzinger citando il pensiero diPapa Roncalli - delle divergenze. Quando cio' si verifichi nonvengano mai meno - ha raccomandato il Papa Emerito sulla scortadel documento - la vicendevole considerazione, il reciprocorispetto e la buona disposizione a individuare i punti diincontro per un'azione tempestiva ed efficace: non ci si logoriin discussioni interminabili e, sotto il pretesto del meglio edell'ottimo, non si trascuri di compiere il bene che e'possibile e percio' doveroso". Le innumerevoli realta' della Chiesa impegnate nel socialee di fronte ad un mondo spesso ripiegato su se stesso e privodi speranza, invita a dare la testimonianza della vita buonasecondo il Vangelo, nella logica dell'amore e dellafraternita'". Il messaggio dell'enciclica, ha spiegato il Papateologo, e' che "la verita', l'amore e la giustizia sonoindispensabili per superare gli attuali squilibri mondiali". Evi e' oggi piu'' ancora di ieri "urgenza di superare ledisuguaglianze che affliggono l'umanita'". Infatti, comeaffermato da Giovanni XIII nell'enciclica, "la giustizia varealizzata a livello universale". E "la Dottrina sociale dellaChiesa ha come luce la Verita', come forza propulsiva l'Amore,come obiettivo la Giustizia". "La verita', l'amore, lagiustizia, additati dalla 'Mater et magistra', assieme alprincipio della destinazione universale dei beni, quali criterifondamentali per superare gli squilibri sociali e culturali,rimangono - ha ribadito Ratzinger - i pilastri per interpretareed avviare a soluzione anche gli squilibri interni all'odiernaglobalizzazione". "Di fronte a questi squilibri - ha sottolineato il Papa -c'e' bisogno di ripristinare una ragione integrale aperta alTrascendente che faccia rinascere un pensiero morale che superil'impostazione delle etiche secolari, come quelleneoutilitaristiche e neocontrattualiste, che si fondano su unsostanziale scetticismo e su una visione prevalentementeimmanentista della storia", rendendo "arduo per l'uomo di oggiaccedere alla conoscenza del vero bene umano". Per ilPontefice, del resto, "senza la conoscenza del vero bene umano,la carita' scivola nel sentimentalismo; la giustizia perde lasua misura fondamentale; il principio della destinazioneuniversale dei beni viene delegittimato". "La questione socialeodierna - ha poi concluso Benedetto XVI - e' senza dubbioquestione di giustizia sociale mondiale", una "questione didistribuzione equa delle risorse materiali ed immateriali, diglobalizzazione della democrazia sostanziale, sociale epartecipativa". Ma tale giustizia, tuttavia, "non e' possibilerealizzarla poggiandosi sul mero consenso sociale, senzariconoscere che questo, per essere duraturo, deve essereradicato nel bene umano universale". (AGI).