(AGI) - Torino, 22 mar. - Durante una riunione tenutasi in Regione, Confagricoltura Piemonte ha chiesto al Ministero delle Politiche agricole l'attivazione dello "stato di crisi" del comparto risicolo per far fronte alle massicce importazioni a dazio zero dai Paesi meno avanzati (Pma) e promuovere l'etichettatura obbligatoria sull'origine del prodotto, dato che oggi l'indicazione 'Made in Italy' puo' essere apposta anche sul riso confezionato in Italia ma coltivato altrove. "Con questa richiesta - spiega Paola Battioli, presidente di Confagricoltura Novara e Verbano Cusio Ossola - sollecitiamo una procedura d'urgenza per questo annoso problema, finora trascurato. Dall'incontro in Regione la richiesta dell'attivazione del tavolo nazionale di filiera per accelerare le procedure sulle istanze del comparto e' stata unanime". "L'importazione selvaggia dai Pma - aggiunge Giovanni Perinotti, presidente di Confagricoltura Vercelli e Biella - e' un problema che da anni mette a repentaglio il sistema produttivo ed economico italiano; tuttavia, a fronte di una situazione preoccupante, l'Europa non e' stata finora in grado di mettere un limite a questo fenomeno. Abbiamo toccato il fondo, e la politica non e' stata capace di difendere la produzione nazionale". L'Italia e' il maggiore produttore europeo di riso, con una superficie coltivata che nel 2016 era di oltre 234mila ettari, 7.000 in piu' rispetto al 2015, concentrati soprattutto tra le province di Vercelli, Biella, Novara e Pavia. Secondo i dati della Commissione europea del gennaio 2017, riportati da Confagricoltura, le importazioni nell'Ue dai Pma sono passate dalle 10.280 tonnellate di riso nella campagna 2008/2009 alle 511.648 tonnellate del 2016/2017. Nel 2009 e' infatti entrato in vigore l'accordo Eba ('Everything But Arms') tra la Ue e 49 Pma, che ha soppresso i dazi aprendo la strada a importazioni indiscriminate di riso nel vecchio continente, in particolare da Cambogia e Myanmar. "Da quest'anno - sottolinea Confagricoltura - pure l'Ecuador ha la possibilita' di inserirsi a dazio zero, con un quantitativo di 5.000 tonnellate". (AGI)
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