Roma - Sergio Mattarella riceverà Matteo Renzi già oggi per valutare con lui i passi da compiere dopo il referendum e dopo il suo annuncio di volersi dimettere da presidente del Consiglio. Il presidente della Repubblica ha atteso l'esito del voto al Quirinale, una volta rientrato da Palermo dove ha votato. Innanzitutto le prime proiezioni, poi i voti reali. Una serie di telefonate e infine a mezzanotte le dichiarazioni del presidente del Consiglio, con l'annuncio della volontà di lasciare palazzo Chigi. Dopo la riunione del Consiglio dei ministri, il premier salirà al Colle e a quel punto due saranno le strade possibili.
Se Renzi, nonostante la ferma volontà annunciata, ascolterà l'invito del presidente a rifletterci e a verificare l'esistenza di una maggioranza, almeno per completare l'iter della legge di bilancio e riformare la legge elettorale, il premier sarà rinviato alle Camere per chiedere una nuova fiducia. Mattarella è convinto che il referendum non sia un giudizio di Dio e, anche in base ai precedenti, non ritiene che una bocciatura a una consultazione referendaria comporti la caduta del governo. Ma tale ipotesi sembrerebbe a questo punto da escludere.
Se Renzi intende confermare, come ha detto chiaramente stanotte dopo il voto, le sue dimissioni irrevocabili, a quel punto il Capo dello Stato non potrà che prenderne atto e si aprirà ufficialmente una crisi di governo. Con il naturale seguito di consultazioni, a cominciare dall'ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dai presidenti delle Camere Pietro Grasso e Laura Boldrini, fino ai gruppi parlamentari e ai partiti. Il Capo dello Stato, attraverso tali consultazioni dovrebbe verificare se esiste una maggioranza. E in questo caso in particolare, avendo il Pd la maggioranza alla Camera, dovrà verificare se i dem di Renzi, che martedì riunirà la sua direzione, intendano sostenere un governo guidato da una personalità ovviamente non invisa ai dem.
Se così sarà, come lo stesso Renzi ha fatto capire, Mattarella potrà affidare l'incarico di formare il nuovo governo. In base al programma si capirà se tale governo avrà come compito solo la conclusione della legge di Bilancio e la riforma della Legge elettorale per portare a un voto anticipato nel 2017, o se invece avra' anche altri compiti e giungerà alla fine della legislatura nel 2018.
Ovviamente, ma pochi credono in questo scenario, se una maggioranza non si trovasse sarebbe ineluttabile lo scioglimento delle Camere per giungere al voto anticipato. Finora il Capo dello Stato ha confermato i suoi impegni nei prossimi giorni, spera ancora fino all'ultimo di non doverli annullare. Ma ovviamente, se come appare ormai inevitabile, si aprirà la crisi di governo, anche tali impegni potrebbero saltare, data la volontà del presidente di ridurre al minimo i tempi di instabilità per il nostro Paese.