"Reclusione da uno a cinque anni e la multa da euro 927 ad euro 2.000 a chiunque pubblica attraverso strumenti informatici o telematici immagini o video privati aventi un esplicito contenuto sessuale senza il consenso delle persone che ivi sono ritratte".
Tre semplici articoli. Tre pagine per dire basta ad episodi come quelli che hanno colpito Tiziana Cantone, la ragazza napoletana che si tolse la vita il 13 settembre 2016, dopo essersi rivolta inutilmente alla magistratura affinché rimuovesse un video hard girato dall'allora fidanzato e divenuto virale in Rete.
Mai più tragedie simili. Il Movimento 5 stelle, con una proposta di legge depositata a palazzo Madama (prima firmataria la senatrice Evangelista e sottoscritta dalla maggior parte degli esponenti pentastellati) e sottoposta anche alla piattaforma Rousseau, va alla guerra del 'revenge porn', la pratica diffusa in rete che consiste nella pubblicazione - o nella minaccia di pubblicazione, anche a scopo di estorsione - di fotografie o video che mostrano persone impegnate in attività sessuali senza il consenso della persona interessata.
Selfie, video, immagini che fanno spesso il giro del web e che - si legge nel testo della proposta di legge - rappresentano "un fenomeno umiliante e lesivo della dignità, che puo' condizionare la vita delle vittime". Al momento in Italia non esiste alcuna legge specifica sul revenge porn, riconosciuto come reato in Germania, Israele e Regno Unito, e in trentaquattro Stati degli Usa.
"L'unica possibilità riconosciuta alle vittime - si ricorda nella proposta di legge - è fare riferimento alla normativa sui reati di diffamazione, estorsione, violazione della privacy e trattamento scorretto dei dati personali, che non recepisce, però, la gravità e la peculiarità del fenomeno". Ora si introduce l'articolo 612-ter del codice penale: "Pubblicazione e diffusione di immagini o video privati sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate".
Se la persona coinvolta è il partner, la pena aumenta
La proposta di legge punisce gli autori di questi comportamenti, colpendo non solo chi pubblica immagini o video privati, ma anche chi li diffonde (per costoro la pena della reclusione e della multa è ridotta della metà rispetto a quella comminata ai responsabili di una violenza che - si sottolinea - "per molti è paragonabile ad una vera e propria violenza sessuale") e prevedendo delle "ipotesi aggravate in ragione del rapporto esistente tra autore e vittima".
Ovvero un inasprimento di pena - reclusione da due a sette anni e multa da euro 1.500 ad euro 3.000 - "nell'ipotesi in cui il fatto venga commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da una delle parti tra coloro che hanno contratto un'unione civile, o da chi al momento della commissione del fatto è legato alla persona offesa da una relazione affettiva, o lo è stato nel passato".
Se la pubblicazione di "immagini o video privati sessualmente espliciti provoca la morte della persona offesa" la reclusione per gli autori va da sei a dodici anni e la multa da euro 10.000 ad euro 80.000. Si prevede anche la possibilità di inoltrare "al titolare del sito internet o del social media" la richiesta di "oscurare, rimuovere o bloccare le immagini o i video privati sessualmente espliciti pubblicati e diffusi in rete senza il consenso dei soggetti coinvolti".
Qualora ciò non avvenga "entro le ventiquattro ore dal ricevimento dell'istanza" si "potrà proporre reclamo al Garante della privacy o invocare la tutela giurisdizionale presentando ricorso dinanzi all'Autorità Giudiziaria".
Altre misure previste: "Entro trenta giorni dall'entrata in vigore della legge, il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, sentito il Ministero della Giustizia" potrà adottare "linee di orientamento per la prevenzione nelle scuole del delitto di 'Pubblicazione e diffusione di immagini o video privati sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate'".
L'obiettivo è quello della prevenzione, oltre che della repressione. Ovvero di coinvolgere gli studenti a comprendere la gravità del reato. "La finalità cui la proposta di legge tende, e' quella - si legge nel testo - di educare ad un uso consapevole di internet e dei social network che passi, innanzitutto, attraverso la conoscenza dei diritti e dei doveri connessi all'utilizzo delle tecnologie informatiche". Per questa proposta di legge non sono previsti "oneri per la finanza pubblica".