Le tensioni con l'Austria, il codice di condotta per le Ong, l'andamento degli sbarchi. Sono solo alcuni dei temi toccati dal ministro degli Interni, Marco Minniti, nell'informativa urgente alla Camera sulla gestione dei flussi migratori. Ecco i dieci punti salienti del suo intervento, che avviene alla vigilia del delicatissimo vertice di Tallinn, dove Minniti si confronterà con i suoi colleghi dell'Unione Europea. Con la speranza, stavolta, di non tornare a Roma con solo promesse e attestati verbali di solidarietà.
I numeri dei rimpatri
"Nei primi sei mesi di quest'anno l'Italia ha fatto +26% di allontanamenti e +16% di rimpatri, ma quello che serve è una strategia comune dell'Europa che punti sui rimpatri, soprattutto su quelli volontari assistiti. Quanto alle relocation, "il nostro Paese alla fine dell'anno scorso aveva ricollocato 2.600 persone in Europa, oggi ne ha ricollocate 7.500 più altre 405 in via di immediata definizione. Sono circa 8 mila persone. È sufficiente? No, ma è importante che Francia e Germania abbiano deciso di forzare ancora sul tema e che siano state comminate sanzioni ai Paesi che non hanno partecipato. Piccoli passi ma piccoli passi in avanti".
Il 97% dei migranti passa per la Libia
"È importante che Francia e Germania abbiano deciso di rafforzare insieme con noi il loro impegno politico ed economico in Libia perché lì si gioca una partita cruciale: il 97% dei migranti salvati nel Mediterraneo centrale viene dalla Libia ma la cosa incredibile è che tra di loro non ci sono libici. È la straordinaria contraddizione che abbiamo di fronte. Non c'è dubbio che è lì che va affrontato il problema, sapendo che la posizione è estremamente complicata; la Libia non è la Turchia, con la quale l'Europa ha negoziato un impegnativo e costoso accordo internazionale che ha portato di fatto al superamento e al controllo della rotta balcanica". Perché "esiste un nesso evidente tra la stabilizzazione della Libia e la lotta ai trafficanti di esseri umani che per i loro affari hanno bisogno di regimi fragili e di controllo del territorio".
"Inaccettabile sproporzione con l'accordo con la Turchia"
"C'è una sproporzione evidente tra quello che si è investito nella rotta balcanica e quello che si sta investendo oggi nel Mediterraneo centrale. Una sproporzione non comprensibile e, a mio avviso, non accettabile. La Commissione europea ha messo 153 milioni e l'impegno nel 2018 di altri 200 milioni. Basta? No, l'impegno è insufficiente dal punto di vista finanziario, c'è bisogno di un impegno diretto dei singoli stati membri".
"Liberare Tripoli dai trafficanti"
"Nei prossimi giorni faremo una riunione a Tripoli con i sindaci della Libia per discutere insieme con loro di come liberarsi dal giogo dei trafficanti di esseri umani. La partita per liberarli dai trafficanti è di prevenzione e di repressione ma anche per costruire un percorso alternativo: il traffico di esseri umani purtroppo oggi è uno dei principali canali economici di cui la Libia vive, nel momento in cui si punta a stroncarlo è chiaro che occorre offrire a quelle popolazioni un canale alternativo".
"Il nostro sistema di accoglienza a dura prova"
"Gli arrivi del 27 e 28 giugno, così numerosi e concentrati, hanno messo a dura prova il nostro sistema di accoglienza. Ventidue navi, poi diventate 25 nei giorni successivi, e piu' di 10mila persone: nei primi sei mesi di quest'anno sulle nostre coste sono arrivati più di 85 mila migranti, il 18,4% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso".
Le Ong contano per un terzo dei salvataggi
"Nei primi sei mesi di quest'anno i salvataggi nel Mediterraneo centrale sono stati fatti per il 34% dalle Ong, il 28% dalla Guardia costiera italiana, il 9% dalla missione Sopgia, l'11% dalla missione Frontex e il 7% da singoli mercantili".
"Ipocrita pensare di salvare senza accogliere"
"E' difficile pensare ad una missione internazionale di salavataggio ma con l'accoglienza lasciata ad un solo Paese. Separare la salvezza in mare dalla terra che accoglie rischia di apparire una gigantesca ipocrisia".
"In gioco il futuro della nostra democrazia"
Su questi temi è in gioco "non la perdita di consenso di breve periodo ma la tenuta del tessuto connettivo del nostro Paese, un pezzo del futuro della nostra democrazia. Se questa è la sfida che abbiamo di fronte, questo Parlamento ha più ragioni per unirsi che per dividersi".
"Il codice per le Ong non è un'iniziativa estemporanea"
Il Codice di comportamento delle Ong che operano "con grande passione e grande impegno" nel Mediterraneo centrale "non è stata una iniziativa estemporanea del governo: la Commissione Difesa del Senato ha condotto una indagine conoscitiva che ha prodotto un parere, votato all'unanimità da tutte le forze poltiche. E nel momento in cui c'è una indicazione del Parlamento, è doveroso che il governo si muova e si attivi in sintonia con quella indicazione. Nessun pregiudizio, nessuna generalizzazione ma è importante che in Europa si sia convenuto con noi di lavorare per costruire insieme un Codice di regolamentazione in una realtà molto difficile come quella del Mediterraneo centrale, dove avvengono incidenti uno dopo l'altro, costati la vita a migliaia e migliaia di migranti".
"Alla fine l'Austria ci ha dato ragione"
"Ieri, di fronte all'idea austriaca di schierare truppe al confine abbiamo risposto che non c'era un'emergenza, che la cooperazione tra le forze di polizia italiane e austriache funziona, che Italia e Austria hanno un'amicizia straordinaria. Stamattina ho letto le dichiarazioni del cancelliere austriaco, che sostanzialmente ha detto che non c'è emergenza, che è ottima la cooperazione tra le forze di polizia italiane ed austriache, che tra i due Paesi c'è un rapporto di amicizia. Prendo atto, noto pacatamente che forse avevamo ragione".