Roma - Nessuno ne ha mai avute tante quanto lui: Matteo Renzi e' il Presidente del Consiglio a maggior tasso di fiducie richieste al Parlamento. Una volta strumento quasi eccezionale, anche per l'alto rischio di imboscata cui l'esecutivo si sottoponeva, ora non la norma ma quasi. Con buona pace delle opposizioni, che regolarmente stigmatizzano l'umiliazione di fatto delle Camere e il soffocamento del dibattito parlamentare, che poi e' il sale della democrazia. Niente: da anni governi sempre piu' burbanzosi prestano un orecchio da mercante alle flebili richieste di chi vorrebbe discutere di piu', e magari votare un po' meno sotto la non piacevole condizione che, se il governo va sotto, finisce tutto. E chissa', poi si va alle elezioni.
I numeri parlano chiaro: il governo Renzi ha posto la fiducia, spesso con termini da vero e proprio redde rationem, 53 volte dal giorno in cui ottenne la prima, che e' ai sensi della Costituzione e senza la quale non si inizia nemmeno a lavorare. Tra i provvedimenti sottoposti a questa cura alcuni tra i punti cardinali del programma renziano: l'Italicum ed il Jobs Act; ma ci sono altri casi in cui l'oggetto della contesa (soprattutto al Senato, dove i numeri di maggioranza e Pd sono piu' ristretti) non e' sembrato essere altrettanto centrale. E' passato con la fiducia il decreto milleproroghe, con la doppia fiducia alla Camera ed al Senato il discusso decreto salvabanche dello scorso aprile.
Ed e' stato proprio in questo frangente che Renzi ha battuto il record fino ad allora detenuto da Mario Monti. L'ex rettore della Bocconi, forte del fatto che ci si era rivolti a lui per un governo sostanzialmente tecnico appoggiato da una multicolore maggioranza emergenziale, aveva posto il "o cosi' o il diluvio" ben 51 volte in un anno e mezzo di governo. Renzi lo ha superato: con oggi sono 54 (Unioni civili alla Camera e scuola al Senato), anche se al primo resta il miglior intertempo, perche' l'attuale presidente del Consiglio e' durato a Palazzo Chigi qualche mese in piu', ed altro tempo ha sicuramente davanti.
Il passo di Renzi sembra poi quello del maratoneta: cifre alla mano si puo' parlare di una votazione di fiducia, in media, quasi ogni tre settimane. Anche se ultimamente va detto che il ritmo pare essersi affievolito. Nel passato recente, che e' bene ridurre alla Seconda Repubblica per evidenti motivi di affinita' culturale e comportamentale dei premier di turno, vediamo una certa somiglianza con il Berlusconi del periodo 2008-2001: 45 fiducie votate (tra le proteste, va detto, del Pd all'epoca all'opposizione). Segno di quella che poi sarebbe stata la crisi politica del centrodestra, se si considera che nella legislatura 2001-2005 il Cavaliere da presidente del consiglio aveva dato vita a due esecutivi diversi ma in tutto colleziono' 42 votazioni di fiducia: cadenze decisamente piu' blande. Doveroso a questo punto il paragone con Prodi: 36 volte nel suo secondo governo, dal 2006 al 2008, 42 nel primo ('96-'98). Meno, evidentemente. Sempre troppe per i fautori della democrazia puramente parlamentare.(AGI)