di Rita Lofano
Houston - L'ultimo colpo dell'Fbi alla candidata democratica Hillary Clinton, è stato inferto a sei giorni dalle elezioni americane dell'8 novembre 2016. L'agenzia investigativa diretta da James Comey ha pubblicato 129 pagine di documenti sull'inchiesta relativa alla grazia concessa dall'allora presidente Bill Clinton al finanziere americano Marc Rich, il "fuggitivo" morto in Svizzera nel 2013, accusato di aver evaso 48 milioni di dollari di tasse.
I PROTAGONISTI
- Bill Clinton - presidente degli Stati Uniti dal 1993 al 2001
- March Rich - finanziere americano
- James Comey - direttore dell'Fbi
LA VICENDA
L'ultimo giorno del suo mandato, il 20 gennaio del 2001, il presidente democratico Bill Clinton concede la grazia al finanziere March Rich, fuggito in Svizzera per sottrarsi all'accusa di aver evaso al fisco statunitense 48 milioni di dollari. A indagare prima su Rich, poi sulla decisione di concedere l'atto di clemenza, fu l'allora procuratore del distretto meridionale di New York James Comey, destinato a diventare direttore dlel'Fbi nel 2013. L'indagine si concluse nel 2005 con un nulla di fatto, anche se tra le carte dell'indagine erano spuntate le donazioni di Rich ai Clinton.
LE ACCUSE DI TRUMP
Tutte le volte che un qualche scandalo, soprattutto di natura sessuale, ha investito la campagna elettorale di Donald Trump, candidato repubblicano alle elezioni presidenziali dell'8 novembre, egli ha puntato il dito contro i torbidi trascorsi della coppia Bill e Hillary Clinton. Senza mai entrare nel dettaglio, come non lo ha fatto l'ex procuratopre ed ex sindaco repubblicano di New York Rudolph Giuliani, che durante un evento elettorale a favore di Trump in Florida ha raccontato di aver mandato in galera persone accusate di cose "gavi un decimo di quelle commesse da Hillary Clinton". Per Trump sembra però parlare il direttore dell'Fbi, James Comey, che dopo aver archiviato nel luglio scorso lo scandalo 'emailgate', lo ha riaperto il 28 ottobre e ha fatto trapelare le carte che riguardano l'inchiesta sulla grazia a Rich.
LE CONSEGUENZE SULLA CAMPAGNA
Se lo staff di Hillary Clinton nega l'effetto Fbi, la rimonta di Donald Trump nei sondaggi è evidente. Secondo le rilevazioni condotte da Abc/Washington Post tra il 27 e il 30 ottobre 2016, la candidata democratica sarebbe dietro al rivale del Grand Old Party (Gop) di un punto, con il 45% contro il 46%, mentre la media dei sondaggi calcolata da RealClearPolitics, considerata più indicativa, segnala Hillary ancora in testa ma solo di 2 punti percentuali, contro il vantaggio di cinque punti registrato una settimana fa.
LA SQUADRA DI HILLARY INSORGE
"Non essendoci una scadenza" per la diffusione di questi file, il tempismo "è singolare", ha osservato il portavoce della Clinton, Brian Fallon, via Twitter, contestando la seconda irruzione nella campagna elettorale dell'Fbi, ribattezzata dai critici "Ufficio federale d'intervento", anziché d'investigazione.
Absent a FOIA litigation deadline, this is odd.
— Brian Fallon (@brianefallon) 1 novembre 2016
Will FBI be posting docs on Trump's housing discrimination in '70s?https://t.co/uJMMzX6rtI
In una nota, l'agenzia guidata da Comey, ha replicato che i dati richiesti "almeno tre volte" dal pubblico in base al Freedom of information act (Foia), che regola il diritto di accesso all'informazione, vengono automaticamente resi disponibili on line, rispettando l'ordine di arrivo delle domande. Una spiegazione che ha fatto sollevare più di un sopracciglio. Se il New York Times si è limitato a definire "un grave errore" quello del capo dell'Fbi, il leader di minoranza al Senato, Harry Reid, ha accusato l'Fbi di tenere nascoste informazioni "esplosive" sui legami tra Trump, i suoi consiglieri e il governo di Mosca.
LA COINCIDENZA
Il direttore dell'Fbi, Comey, fu il procuratore dell'inchiesta contro Rich e il titolare, dal 2003, dell'indagine federale sulla grazia decisa dal presidente Bill Clinton che aveva definito "sbalorditiva".
TRUMP: SE VINCE CLINTON CRISI COSTITUZIONALE SENZA PRECEDENTI
Donald Trump ha evocato lo spettro di una "crisi costituzionale senza precedenti" se la Clinton dovesse vincere le elezioni. Nel suo intervento a Eau Claire, nel Wisconsin, il candidato repubblicano ha insistito sullo scandalo delle email che ha coinvolto la rivale. "Il lavoro del governo giungerà ad una incredibile ingloriosa fine", ha ammonito Trump. Hillary "sarà probabilmente sotto indagine per anni - ha insistito - e finirà probabilmente con un processo penale di enorme portata".
FBI NON RILEVA LEGAMI TRA TRUMP E IL GOVERNO RUSSO
Mentre insinua dubbi sulla Clinton, l'Fbi non ha rilevato alcun legame diretto tra Trump e il governo russo. Secondo quanto riporta il New York Times, anche gli hackeraggi ai danni del partito democratico, attribuiti ai russi dalle agenzie di intelligence Usa, sarebbero volti a minare le elezioni presidenziali e non a far eleggere il candidato repubblicano. La società californiana di sicurezza informatica FireEye ha inoltre smentito collegamenti tra la Trump Organization e la Alfa Bank, importante banca russa di proprietà di due oligarchi (Mikhail Fridman e Pyotr Aven) vicini al presidente Vladimir Putin.
OBAMA: HILLARY "TRATTATA DIVERSAMENTE" PERCHE' DONNA
Hillary Clinton "viene trattata diversamente rispetto a tutti gli altri candidati" solo perché è una donna, ha detto il presidente Barack Obama, stigmatizzando il fatto che non le venga perdonato nulla, compresa l'ambizione. "Ha commesso degli errori? Certamente, ne ho commessi anche io. Non c'è nessuno che, nell'arena pubblica per 30 anni, non commetta errori. Lei di fondo è una persona buona e per bene. Sa quello che fa e sarà un presidente eccellente", ha assicurato il presidente uscente facendo campagna per Hillary a Columbus, in Ohio. "Rifiutate il cinismo, rifiutate la malignità, scegliete la speranza, votate", ha esortato il presidente degli Stati Uniti.
370 ECONOMISTI CONTRO TRUMP: "NON VOTATELO, E' PERICOLOSO"
Intanto 370 economisti, compresi 8 premi Nobel, hanno firmato una lettera invitando gli elettori americani a non votare per il candidato repubblicano Donald Trump. "E' pericoloso, una scelta distruttiva", è il monito delle missiva rimbalzata sui media Usa. "Se venisse eletto, rappresenterebbe un rischio senza precedenti per il funzionamento delle istituzioni democratiche ed economiche e per la prosperità del Paese. Per queste ragioni - scrivono - raccomandiamo fortemente di non votare per Trump". Tra i sottoscrittori, il premio Nobel Oliver Hart e il capo economista della Banca mondiale, Paul Romer.