Incassata la Brexit, Bruxelles si trova ora davanti lo spettro della Frexit, l’uscita dall’Unione Europea che Marine Le Pen ha promesso ai suoi elettori nel comizio tenuto domenica a Lione. Qualora il candidato del Front National vinca le presidenziali al secondo turno del 7 maggio (appare al momento assai improbabile che il nuovo inquilino dell’Eliseo possa essere scelto al primo turno), per poter raggiungere il suo obiettivo dovrebbe ottenere un vero e proprio trionfo alle elezioni legislative che si svolgeranno l’11 e il 18 giugno, così da poter contare su una maggioranza sufficiente a modificare la Costituzione. A differenza del Regno Unito, la Francia ha una legge fondamentale scritta. E all’articolo 88-1 è stabilito che “La Repubblica partecipa alle Comunità europee e all’Unione europea, costituite da Stati che hanno liberamente scelto, in virtù dei trattati che le hanno istituite, di esercitare in comune alcune delle proprie competenze.”
Il referendum si può tenere solo dopo il via libera delle Camere
L’iniziativa di revisione costituzionale, recita l’articolo 89, appartiene sia al Presidente, su proposta del primo ministro, sia ai membri del Parlamento. La proposta di modifica deve essere approvata da Camera e Senato per poi essere sottoposta a referendum confermativo, come avviene in Italia. Il presidente può scegliere, in alternativa, di rimandare il testo al Congresso, ovvero a Camera e Senato riuniti in seduta comune, che devono approvarlo con una maggioranza di tre quinti. Quest’ultima ipotesi è da scartare. Appare ovvio che Marine Le Pen sceglierebbe la prima, qualora conquisti l’Eliseo e, alle successive elezioni politiche il meccanismo di collegi uninominali a doppio turno, studiato per tagliare fuori le ali estreme, si ritorca contro i partiti tradizionali. Eppure non è da escludere che la leader dell’ultradestra francese, se eletta presidente, potrebbe essere tentata dal rivolgersi al popolo anche qualora le camere boccino la ‘Frexit’ in prima lettura. C’è già un precedente nella storia francese, imputabile nientemeno che al padre della Quarta Repubblica, il generale Charles De Gaulle.
Il precedente (anticostituzionale) di De Gaulle
Nel 1962 De Gaulle propose di estendere all’elezione del presidente il sistema maggioritario a doppio turno già in vigore per le elezioni politiche. Il generale sapeva che la riforma costituzionale sarebbe stata respinta dalle Camere e, per questa ragione, saltò il passaggio parlamentare indicendo direttamente un referendum, che diede il via libera alla legge elettorale oggi in vigore. “Andò dritto dal popolo francese, era una revisione della Costituzione ma non seguì la procedura di revisione perché sapeva che le due Camere sarebbero state contrarie”, ha spiegato a Business Insider Agnes Roblot-Troizier, costituzionalista della Sorbona, “la comunità legale concorda nel ritenere ciò illegale, in termini costituzionali. Marine Le Pen potrebbe essere tentata dal fare lo stesso". Nondimeno, sottolinea ancora Roblot-Troizier, un voto popolare a favore della Frexit sarebbe difficile da ignorare per la politica in quanto “sarebbe espressione della sovranità nazionale espressa in maniera diretta e ciò avrebbe un peso politico tale che, alla fine, la stretta logica legale dovrebbe farsi da parte”.