Una caccia al foreign fighter: le truppe speciali francesi avrebbero in questi mesi dato mandato ai sodati iracheni di scovare e uccidere cittadini transalpini arruolatisi in Iraq con lo Stato Islamico. La Francia si prepara a ricordare i morti della strage di Nizza, a luglio, ed il neoeletto presidente Emmanuel Macron - spinto anche dalla necessità di non arrivare alle elezioni politiche indebolito sul fronte della lotta al terrore - sceglie la linea dura. Ma, secondo il suo stile, lo fa nella discrezione.
Le truppe speciali di Parigi avrebbero, così, fornito all'Esercito iracheno una lista di 27 cittadini francesi, che in queste settimane sarebbero stati poi uccisi durante alcune operazioni militari, condotte proprio a partire dalle coordinate fornite dall'Eliseo. Queste operazioni sembrano essere motivate dalla necessità di impedire il ritorno in Francia di jihadisti potenzialmente in grado di condurre nuove stragi come accaduto anche con gli autori della strage di Parigi del novembre 2015.
L'avvertimento dell'Eliseo ai foreign fighter
Lo scorso mercoledì, il portavoce dell'Eliseo Christophe Castaner aveva persino lanciato un avvertimento: "Voglio dire a tutti i foreign fighters che si arruolano nell'Isis: fare la guerra comporta dei rischi. E loro sono responsabili di questi rischi". Non è entrato nel merito delle operazioni mirate nemmeno il portavoce del ministro della Difesa francese: "Le truppe francesi (circa 1200 in Iraq, ndr) lavorano a stretto contatto con i loro partner iracheni e internazionali per combattere i jihadisti, a prescindere dalla loro nazionalità".
La questione è controversa, dato che la Francia non prevede nel proprio ordinamento la pena di morte. Per questo motivo le uccisioni mirate verrebbero delegate alle truppe irachene. "Se ne occupano qui, perché non vogliono averci a che fare in casa", spiega un agente dell'anti terrorismo iracheno in riferimento ai francesi. "È un loro dovere, si tratta di buon senso. Gli attacchi più letali in Occidente sono avvenuti in Francia". Allo stesso tempo, funzionari del governo di Baghdad hanno ribadito che i loro soldati non si prestano a omicidi extra giudiziari di militanti, e che se tali omicidi dovessero verificarsi, i responsabili sarebbero processati.
Centinaia di terroristi col passaporto francese
Circa 1700 cittadini francesi si sarebbero uniti all'Isis in Iraq e in Siria, secondo le stime del Soufan Group di New York. Secondo l'Eliseo, alcune centinaia di essi sarebbero morti in battaglia oppure sono rientrati in Francia. Anche altri paesi occidentali sono in possesso di elenchi di connazionali coinvolti nelle attività dell'Isis ma, secondo le truppe irachene, solo i francesi sarebbero impegnati in una caccia all'uomo a partire dalla nazionalità.
Le leggi e la Costituzione francese non offrono protezione ai cittadini che decidono di prendere le armi per combattere contro lo Stato, come spiega il professore di Diritto costituzionale alla Sorbona, Michel Verpeaux. "La Francia non sta combattendo contro uno Stato ma contro un gruppo armato. Si tratta di una situazione molto incerta e per la quale esistono pochi riferimenti legali", commenta. La Francia in passato ha dibattuto sulla possibilità di privare della cittadinanza - come il Regno Unito - coloro che si uniscono a gruppi terroristici, per impedir loro di tornare a casa e porre minacce dirette per il Paese. Ma le proposte in questo senso hanno incontrato la resistenza del Parlamento. Le truppe speciali francesi in Iraq si muovono spesso indossando uniformi irachene, o a bordo di veicoli militari iracheni, e si servono di un team di esperti forensi per raccogliere sul campo prove - anche attraverso analisi del Dna dei morti o dei feriti - che colleghino i militanti uccisi nelle operazioni ai cittadini francesi inseriti nella lista. Ultimamente le Forze speciali francesi si sarebbero concentrate sull'ospedale della Repubblica, situato nella città vecchia di Mosul, dove ritengono che alcuni dei capi dello Stato Islamico - inclusi cittadini francesi - siano nascosti.