Dopo l'attentato della domenica delle Palme alle cattedrali copte di Tanta e di Alessandria, che provocò 44 morti e decine di feriti, la minoranza cristiana in Egitto torna nel mirino del terrorismo islamico. Una decina di miliziani ha attaccato due bus di pellegrini che si stava recando verso il monastero di San Samuele lungo una strada desertica a circa 100 chilometri da Minya, 250 chilometri a sud-ovest del Cairo. I terroristi mascherati, a bordo di tre camioncini, hanno affiancato il mezzo e hanno aperto il fuoco. Secondo il Telegraph, i jihadisti hanno prima sparato su un minibus che trasportava bambini, uccidendone almeno sei, e poi sarebbero saliti a bordo dell'altro autobus, uccidendo tutti gli uomini e derubando le donne di gioielli e telefoni cellulari.
Il bilancio delle vittime è ancora incerto. Il ministero della Sanità parla di 26 vittime, il dicastero dell'Interno ne conta 28, fonti della chiesa copta, non confermate, riferiscono di almeno 35 vittime. Non vi sono ancora state rivendicazioni ma è quasi scontato che l'attacco sia l'ultimo tassello dell'offensiva lanciata mesi fa dall'Isis contro la comunità copta, definita la "loro preda preferita". Prima dell'attentato della domenica delle Palme, che aveva portato il presidente Al Sisi a dichiarare lo stato d'emergenza, lo Stato Islamico aveva firmato anche un attentato alla chiesa di San Marco al Cairo lo scorso dicembre, uccidendo 29 persone e ferendone decine.
Le cellule di Daesh in Egitto
La magistratura, la settimana scorsa, ha incriminato 48 persone sospettate di essere implicate negli attacchi alle cattedrali. Secondo la procura, gli accusati appartengono a due cellule legate all'Isis al Cairo e nel sud dell'Egitto e sarebbero stati addestrati in Libia e in Siria. La branca egiziana dell'Isis, che opera soprattutto a nord della penisola del Sinai, ha sferrato diversi attacchi alle forze di sicurezza egiziane, soprattutto da quando è stato destituito il presidente islamista Mohamed Morsi, nel 2013. Il vescovo copto Makarios ha affermato al Guardian che l'attacco al convoglio dimostra che il rafforzamento delle misure di sicurezza intorno ai luoghi di culto cristiani sta funzionando, costringendo i terroristi a scegliere altre tattiche per colpire la minoranza più numerosa del Paese (il 10% di 93 milioni).
Le reazioni della comunità islamica
"Chiedo agli egiziani di unirsi di fronte a questo brutale terrorismo", ha dichiarato Ahmed al Tayyeb, shaykh della moschea di Al-Azhar, tra le maggiori autorità dell'Islam sunnita. "Questi traditori hanno violato i principi dell'Islam versando sangue e terrorizzando, rompendo i loro giuramenti di protezione attaccando i fratelli cristiani, che sono nostri compagni nella madre terra", si legge in una nota del'istituto di Dar al-Ifta, l'autorità statale islamica egiziana.