Dal golpe al referendum: i 10 mesi di passione della Turchia
Dal golpe al referendum: i 10 mesi di passione della Turchia
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"Niente più colpi di stato, né terrorismo"

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Le tappe dei difficili mesi seguiti al 15 luglio

  • Il 22 luglio 2016 viene proclamato lo stato di emergenza, tuttora in corso nel Paese.Vietate manifestazioni di piazza e aggregazioni, sostanzialmente viene negata la possibilità di protestare contro i provvedimenti che da quel giorno in poi verranno emessi con procedure speciali a ritmo quasi giornaliero.
  • Più di 100mila tra militari, poliziotti, magistrati, accademici, giornalisti e insegnanti vengono sospesi o licenziati
  • Procedimenti giudiziari vengono aperti a carico di 35mila persone. L'accusa, all'inizio per tutti, è di avere legami con la rete golpista di Fetullah Gulen, magnate e ideologo islamico ritenuto la mente del golpe del 15 luglio.
  • Il 20 agosto l'Isis torna a colpire in Turchia. In un momento in cui l'attenzione è rivolta verso diversi nemici una cellula dello stato islamico compie una strage durante un matrimonio curdo a Gaziantep, al confine siriano, uccidendo 61 persone.
  • Il 24 agosto i tank turchi entrano in terroritorio siriano dando vita all'operazione 'Scudo dell'Eufrate'. Nata con l'obiettivo di sostenere l'avanzata dell'Esercito libero Siriano e sottrarre terrorirorio all'Isis, nella retorica politica ad uso interno l'avanzata turca costituisce un'arma potentissima per serrare i ranghi dell'elettorato nazionalista, terrorizzato dall'idea di uno stato curdo al proprio confine sud.
  • Il 9 ottobre un attentato del Pkk nella provincia sud est di Hakkari uccide 18 tra militari e poliziotti, facendo sprofondare il Paese nel clima conosciuto nei momenti più bui del conflitto con il Pkk, che dura dal 1984, ora tornato a livelli di scontro che non si conoscevano da anni.
  • Il 4 novembre, contemporaneamente a un attacco Pkk che causa 9 morti a Diyrbakir, più grande centro curdo del Paese, viene inflitto un colpo durissimo all'opposizione filo curda del partito Hdp.
  • Dopo l'abolizione dell'immunita' parlamentare, approvata dal parlamento a fine maggio, vengono arrestati con l'accusa di terrorismo 10 dei 59 parlamentari filo curdi dell'Hdp, tra cui i due leader e segretari Selattin Demirtas e Figen Yuksekdag. Il primo rischia 142 anni di carcere, la seconda 83. A finire nel mirino della magistratura anche decine di amministratori locali del sud est del Paese, area a maggioranza curda.
  • Il 10 dicembre una doppia esplosione colpisce un convoglio di poliziotti in assetto antisommossa nei pressi dello stadio del Besiktas, a Istanbul. I morti sono 46.
  • A distanza di neanche una settimana un'altra autobomba, stavolta a Kayseri, nel centro dell'Anatolia uccide 14 militari, per lo più cadetti. Nonostante l'attentato sia rivendicato dal Tak, ala oltranzista del movimento separatista curdo legata al Pkk, i giorni seguenti l'attentato diventano l'occasione per arrestare centinaia di attivisti filo curdi e membri delle sedi locali del partito Hdp, che subisce nuovi duri colpi.
  • Il 19 dicembre un giovane poliziotto fuori servizio fredda a colpi di pistola l'ambasciatore russo Andrej Karlov ad Ankara. Dell'attentato viene accusato ancora una volta Fetullah Gulen.
  • Il 31 dicembre un jihadista spara nella discoteca Reina, uno dei locali più esclusivi di Istanbul, durante i festeggiamenti per il Capodanno. Bilancio ancora una volta pesantissimo: 39 morti.
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