Il premier conservatore britannico Theresa May ha chiesto ufficialmente l'uscita del Regno Unito dall'Ue sulla base dall'art. 50 del Trattato di Lisbona. Ecco cosa succedera ora:
- Cosa è innescato dall'articolo 50?
Una volta che uno Stato membro ha notificato la sua intenzione di uscire dall'Ue, ha due anni per negoziare nuovi accordi, dopo i quali non sarà più soggetto ai trattati Ue. L'articolo è in gran parte piuttosto vago, ma tassativo sul lasso di tempo dei due anni. Eventuali proroghe possono essere concesse in caso di (improbabile) accordo unanime.
- Cosa succede in mancanza di accordo nei due anni?
La Gran Bretagna dovrebbe uscire dall'Ue il 29 marzo 2019, ma in caso di mancato accordo non ci sarebbero disposizioni per i suoi rapporti giuridici e commerciali con Bruxelles. Il premier Theresa May ha avvertito che non farà sconti e che è pronta a lasciare i negoziati se non ottiene ciò che vuole: "Per la Gran Bretagna nessun accordo che sia un cattivo accordo per la Gran Bretagna".
- La procedura è irrevocabile?
No. Nulla impedisce in teoria che l'art. 50, una volta invocato, sia ritirato, ha spiegato l'ex ambasciatore che lo ha elaborato, John Kerr, paradossalmente un britannico. Quando il ministro della Giustizia britannico, Liz Truss, parlò di irreversibilità, definendo l'attivazione dell'art.50 "un biglietto di sola andata", Downing Street ha preso le distanze.
- I passaggi a partire da oggi
Il 30 marzo, viene pubblicato il decreto governativo che prevede la reintroduzione automatica degli ordinamenti britannici in luogo delle regolamentazioni dell'Ue, non appena Londra lascerà ufficialmente.
- Come risponderà la Ue?
Il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, ha assicurato che rispondera' entro venerdì con "una bozza di progetto di linee guida". E' invece improbabile che la risposta formale del presidente arrivi prima del prima del vertice straordinario del Consiglio europeo del 29 aprile.
- Quando cominceranno i negoziati?
Non prima del ballottaggio delle presidenziali francesi (il 7 maggio) e probabilmente al più tardi a giugno.
- Quanto dureranno?
Il capo negoziatore Ue Michel Barnier prevede meno di 18 mesi di reale negoziato. La finestra decisiva sarà probabilmente da ottobre, dopo le presidenziali tedesche del 24 settembre. Barnier ha auspicato l'avvio del processo di ratifica dal parte del Parlamento europeo da ottobre 2018. Il termine realistico da rispettare per una intesa è la fine del 2018.
- Ci sarà un accordo entro due anni?
Probabilmente no, secondo Kerr, che oltre a redigere l'art.50 è uno dei negoziatori più esperti dell'Ue. Il diplomatico calcola il 50% delle probabilita' di una uscita entro i tempi e potenzialmente di accettare una faso iniziale molto piu' lunga, che richiede "un decennio di incertezza". Scettico l'ex capo di Gabinetto, Gus O'Donnel, che prima del referendum aveva detto: "La Groenlandia, popolazione di poco inferiore a Croydon", citta' di circa 12.000 abitanti nella zona sud di Londra, "e ha un problema, il pesce. E con un problema ci sono voluti tre anni. Noi abbiamo molteplici problemi, E' altamente improbabile che si possa risolvere tutto in due anni".
- Quali sono i punti critici?
La lista è lunga e anche i temi del negoziato saranno negoziati. Ad esempio, Londra vuole inserire negoziati commerciali, mentre secondo figure di alto livello dell'Ue questi dovrebbero essere discussi separatamente. E finché il Regno Unito farà ancora parte dell'Ue non sarà consentito negoziare accordi commerciali con Paesi non membri. Per quanto riguarda i diritti dei cittadini Ue che vivono nel regno e quelli dei cittadini britannici che vivono nei Paesi Ue, il governo di Londra esclude di garantire ai cittadini Ue protezioni prima dell'inizio dei colloqui e ha scatenato il timore che saranno utilizzati come merce di scambio. Altra difficile questione è quella sulla sicurezza e controllo delle frontiere.
- Per approfondire: Cosa prevede quell'articolo 50 che innescherà la Brexit