Milano - Un pezzo di Tibet all'ombra del Duomo: Milano ha concesso la cittadinanza onoraria di Milano al Dalai Lama. Il conferimento da parte del presidente del Consiglio comunale, Lamberto Bertolè, è avvenuto con la consegna simbolica delle chiavi della città in un evento con gli studenti organizzato dalla Bicocca a gli Arcimboldi. "Adesso vorrei sapere quali sono i miei diritti e quali i miei doveri", ha scherzato il lader spirituale tibetano dicendosi "felice e onorato", "mi piacciono più i diritti" . "La motivazione", ha spiegato Bertolè, "esprime l'affinità con i valori che lei testimonia nel mondo come testimone di pace e dialogo tra i popoli. La storia della nostra città è una storia di pace e dialogo. Milano riconosce in lei questi stessi valori. E' un esempio prezioso per la nostra città" che usa la cultura e l'innovazione come strumento di pace.
"Il mio impegno per migliorare il mondo si basa sul 'buon cuore'", ha spiegato Tenzin Gyatso nella sua lectio dal titolo "Etica e consapevolezza in un mondo globale" davanti a oltre duemila studenti milanesi, "la cosa piu' importante per fare ciò è l'istruzione, dall'asilo fino all'università". Ma anche questa va rivista. "L'istruzione moderna - dice - è troppo diretta a un sistema materialistico e non tiene presente l'individuo", dovrebbe essere più spiritualista. "Questo concetto è legato a quello dell'etica secolare, che vuol dire rispetto per tutte le religioni e anche per coloro che non appartengono a nessuna religione. Un rispetto universale".
In precedenza il Dalai Lama aveva minimizzato le contestazioni nei suoi confronti come "un fatto normale che avviene sempre". "Ci sono proteste da parte di cinesi", ha osservato Tenzin Gyatso, "alcuni per ignoranza, perché non sanno quello che penso e faccio, protestano, altri invece sono organizzati apposta dalle ambasciate cinesi per creare delle problematiche. Se poi li incontrate magari a livello individuale la pensano diversamente". "A volte sembra che dove vado, creo problemi", ha scherzato il leader spirituale tibetano con il cardinale Angelo Scola , nell'incontro in Arcivescovado dopo il colloquio con il sindaco Beppe Sala all'aeroporto di Linate.
#Milano città aperta. Nel passato, nel presente e nel futuro pic.twitter.com/3HCyd7RhUS
— Beppe Sala (@NoiMilano2016) 20 ottobre 2016
Da Roma è arrivata la protesta dell'ambasciata cinese: "Il fatto che il Consiglio comunale, le altre istituzioni siano presenti con connivenza alla visita del Dalai Lama e gli conferiscano la cittadinanza onoraria ha ferito gravemente i sentimenti del popolo cinese", si legge in un comunicato, "tutto ciò ha un impatto negativo sui rapporti bilaterali e sulle cooperazioni tra le regioni dei due Paesi".
"Io non promuovo l'indipendenza del Tibet", ha indirettamente ribattuto il Dalai Lama da Milano, "noi vogliamo rimanere con la comunità cinese. Ma ci sono alcuni testardi che dicono che io sono separatista, ma assolutamente no, non lo sono". "Nel 2011", ha ricordato, "mi sono ritirato ufficialmente da tutte le responsabilitaà politiche. Prima, per oltre 400 anni il Dalai Lama e' stato il capo politico e spirituale del Tibet. Lo dico con grande orgoglio e onestà. E infatti, il nostro popolo sta facendo le elezioni"."Adesso", ha aggiunto, "sembra che i cinesi sono più preoccupati del Dalai Lama che il Dalai Lama stesso", ha concluso. "è dal 1969 che ho detto che l'istituzione del Dalai Lama, che è vecchia 4 secoli, dipende solo dal volere dei tibetani. Se vogliono questa istituzione oppure no".
Dal fronte del Comune, il sindaco Beppe Sala ha fatto sapere di non provare "nessun imbarazzo" per la visita del Dalai Lama : "Noi", ha ricordato, "rispetto alla comunità cinese, abbiamo sempre offerto grande collaborazione e grande vicinanza, quindi credo che debba essere lo stesso anche dall’altra parte". Del resto la decisione sulla cittadinanza era stata votata dall’assemblea municipale quando il primo cittadino era Giuliano Pisapia.