Roma - L'inviato speciale dell'Onu per la Siria, Staffan de Mistura, ha sospeso l'attività della task force umanitaria come forma di protesta per la mancanza di una tregua nel paese. Lo ha annunciato lo stesso de Mistura, sottolineando che nessun convoglio umanitario e' riuscito a entrare in Siria nell'ultimo mese a causa dei combattimenti. L'inviato dell'Onu, per manifestare la propria frustrazione di fronte alla mancata tregua, ha deciso di sospendere, otto minuti dopo il suo inizio, la riunione settimanale del gruppo di lavoro che si occupa dell'accesso umanitario in Siria, di cui fanno parte una ventina di paesi. "Ho sospeso la riunione per manifestare il nostro profondo scontento per il fatto che a causa della mancanza di una tregua, gli aiuti umanitari in Siria non stanno arrivando", ha detto.
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"In un mese - ha sottolineato de Mistura - neanche un solo convoglio ha raggiunto le zone assediate. Perche'? A causa dei combattimenti". L'inviato speciale dell'Onu per la Siria ha ricordato che a Madaya e Zabadani, citta' strette nella morsa delle forze governative, cosi' come a Foua e Kafraya, sotto il fuoco dei ribelli, non arrivano aiuti umanitari dal 30 aprile, cioe' da 110 giorni.
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Da qui, la decisione di sospendere la riunione della task force dopo soli 8 minuti: per de Mistura "non c'e' ragione di avere una riunione a meno che non ci siano dei movimenti sul piano umanitario in Siria". Si tratta innanzitutto di un "simbolo" e un "segno di rispetto", in vista della Giornata mondiale dell'aiuto umanitario che si celebra domani, ha aggiunto, precisando che la riunione della prossima settimana resta fissata.
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L'inviato speciale dell'Onu ha quindi rilanciato l'appello per una tregua di 48 ore ad Aleppo, al centro dei combattimenti tra forze governative e ribelli che la settimana scorsa sono riusciti a rompere l'accerchiamento sui quartieri orientali, ma ora subiscono intensi bombardamenti. A questo proposito, si dovrebbe tenere nel pomeriggio una riunione del gruppo di lavoro sulla cessazione delle ostilita'. Sono 18 le zone individuate dall'Onu come localita' assediate, in maggioranza dalle forze leali a Damasco, dove vivono 600mila persone. L'unica area dove continuano ad arrivare aiuti, distribuiti con aerei dall'agenzia alimentare dell'Onu (Wfp), e' Deir Ezzor, nell'est del Paese, circondata dalle forze dell'Isis.
Ban, ad Aleppo si rischia catastrofe umanitaria. Urge cessate-il-fuoco
Mercoledì il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon è tornato a lanciare l'ennesimo appello a Russia e Stati Uniti affinché raggiungano un accordo per un effettivo cessate il fuoco ad Aleppo dove, in caso contrario", si rischia una "catastrofe umanitaria" senza precedenti. La seconda citta' siriana è al centro di scontri feroci sin dal 2012 a ora la situazione si è ulteriormente aggravata perche' all'interno sonor imaste intrappolate centinaia di migliaia di civili senza ne' acqua ne' cibo. Sulla stessa linea Andrea Iacomini, portavoce dell'Unicef Italia, secondo il quale "l'appello di Ban Ki-moon per il cessate il fuoco ad Aleppo giunge dopo settimane di tregue non rispettate, annunci ma soprattutto tanti, troppi bambini uccisi dai raid". I 130mila bambini che vivono in questa citta' sono l'emblema di quella che il segretario generale Onu ha definito una possibile catastrofe umanitaria ma lo e' gia' nei fatti e non solo da oggi". "La parola deve passare a noi cittadini d'Europa e del mondo. Abbiamo assistito indifferenti all'ennesima citta' distrutta dai nostri egoismi ora occorre fare di piu'. Mobilitarsi in tutte le piazze del mondo e chiedere seriamente e a gran forza ai governi di dire basta alle bombe che da 5 anni devastano la Siria. Basta ad una guerra senza precedenti che uccide migliaia di bambini innocenti e indifesi e causa dei grandi movimenti umani di questi anni" prosegue "Aleppo e' divenuta come Sarajevo citta' simbolo della atrocita' umana. Invece di domandarci come e' potuto accadere e' tempo di agire, muoiono oramai troppi bambini ogni giorno a casa dei raid ma anche dell'assenza di cibo, elettricita', acqua. Dove viviamo? Cosa stiamo facendo per fermare questa guerra in Siria che ha ucciso tanti innocenti? E' ora di un esame di coscienza globale, Aleppo brucia e noi siamo inermi". (AGI)