Dopo Facebook, multata per 110 milioni di euro dopo aver mentito sulla futura integrazione dei profili utenti con la controllata Whatsapp, e Apple, che dovrà restituire all'Irlanda 13 miliardi di agevolazioni fiscali illegittime, il martello della giustizia del Commissario Ue alla concorrenza, Margrethe Vestager, si abbatte su Google. Era infatti di colpevolezza il verdetto emesso, il 20 aprile 2016, al termine dell'inchiesta aperta dall'antitrust di Bruxelles nei confronti del gigante di Mountain View. La sanzione arriva però solo oggi: 2,4 miliardi di euro, più del doppio degli 1,06 miliardi chiesti a Intel nel 2009. Era da allora che la Commissione Europea non infliggeva una multa così salata per abuso di posizione dominante. Google ha già annunciato appello ma in fondo non è andata manco così male. L'azienda rischiava una multa pari al 10% del fatturato annuo, ovvero 7 miliardi di dollari. L'ammontare della sanzione lascia però intendere che Bruxelles e la società non siano riuscite a giungere a un accordo dopo la chiusura dell'inchiesta. Facebook, mostrandosi collaborativa, aveva infatti ottenuto una multa relativamente leggera.
Perché Mountain View è sotto accusa
Il caso aperto da Bruxelles parte però dal servizio di confronto fra prezzi di Google, lanciato nel 2004 col nome di Froogle e poi diventato nel 2008 Google Product Search e nel 2013 Google Shopping. Dato che il vecchio Froogle, si legge nelle carte dell'inchiesta, "semplicemente non funzionava", dal 2008 la società americana aveva deciso di sostenerlo attraverso lo stesso motore di ricerca. Da allora, chi cerca un prodotto attraverso Google si trova indotto a utilizzare Google Shopping, magari senza saperlo.
Alphabet, casa madre di Google, è poi accusata di chiedere ai produttori di smartphone e tablet che vogliono usare il suo sistema operativo Android di preinstallare l’app di ricerca Google Search e il browser, sempre di Google, Chrome. In particolare, secondo la Commissione, questi diventano servizio di default come precondizione per installare il negozio digitale Google Play. Altre app di ricerca non possono quindi essere installate come servizio default. Non solo, Google chiede ai produttori di smart phone di firmare un accordo che lo obbliga a non vendere prodotti che montano le copie Open Source dei servizi Android create dagli sviluppatori. Alcuni produttori di smart phone, inoltre, avrebbero ricevuto "significativi incentivi" per preinstallare Google Search sui propri dispositivi.
Margrethe si prepara al secondo round
"Quello che Google ha fatto è illegale per quanto riguarda le regole Ue: ha impedito alle altre società di fare concorrenza sulla base dei loro meriti e di innovare. E soprattutto, ha impedito ai consumatori europei di beneficiare di una scelta reale di servizi e dell'innovazione", ha dichiarato Vestager. Ed è solo l'inizio. Nei confronti di Google l'antitrust Ue ha infatti aperto altri filoni d'inchiesta relativi al sistema operativo Android e il servizio AdSense. "La nostra conclusione preliminare è che c'è una violazione delle regole anti-trust dell'Ue", ha spiegato la commissaria, sottolineando che la decisione non e' stata ancora presa, "la decisione di oggi è il punto di partenza per l'analisi sugli altri settori di attività di Google, ma è presto per i risultati finali".