L’ex dg della Rai, Luigi Gubitosi, il commissario di Ilva, Enrico Laghi, e l’ex rettore dell’Università di Bergamo, Stefano Paleari sono i tre commissari nominati dal governo per traghettare Alitalia verso il suo nuovo destino, che sia la vendita in blocco, lo spezzatino o la liquidazione. A comunicarlo è il ministero dello Sviluppo Economico, che auspica in una soluzione rapida dell’ennesima crisi della compagnia di bandiera: non più di sei mesi per trovare un acquirente o procedere allo smantellamento del vettore. Esclusa in partenza, infatti, l’ipotesi di nuovi aiuti pubblici che, come ha riconosciuto lo stesso governo, sarebbe indigeribile per i contribuenti. Non fa parte della rosa il numero uno di Leonardo, Mauro Moretti, che sarebbe stato fortemente voluto dal leader del Pd, Matteo Renzi. Gubitosi, presidente in pectore, ha guidato Wind fino al 2011, quando è poi passato a Bank of America, dove ha guidato la divisione corporate investment banking per l'Italia, e ha ricoperto numerosi incarichi nel gruppo Fiat. Viene invece dal mondo accademico Steano Paleari, componente dell'Airneth Scientific Board, gruppo internazionale che raccoglie gli accademici più esperti al mondo di trasporto aereo. Lunghissimo il curriculum di Laghi, che ha occupato numerose poltrone in diversi cda di importanti aziende e vanta un'importante esperienza commissariale (prima di Ilva, tra le altre, Taranto Energia, Tillet, Sanac e Partecipazioni Industriali).
I prossimi passi
Si attende ora il via libera ufficiale di Bruxelles al prestito ponte pubblico che garantirà l’operatività della compagnia durante la gestione commissariale, che potrà essere prorogata al massimo di tre mesi. Il governo ha concordato che il prestito non verrà considerato come aiuto di Stato, che richiede l'approvazione da parte della Commissione, ma sarà concesso alle condizioni di mercato e per un periodo limitato nel tempo. Il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ha comunicato in conferenza stampa che il finanziamento ammonterà a 600 milioni.
Le ipotesi per il salvataggio vanno dalla cessione in blocco dell'azienda allo spezzatino. Ma l'esecutivo ha già chiarito che la seconda ipotesi sarebbe la meno auspicabile: "Spero che chi arrivi compri non lo spezzatino ma l'insieme dell'azienda, ma lo farà chiedendo condizioni che prevederanno un conto economico in equilibrio", ha detto Calenda.
Calenda attacca il management: "Arroganti"
Il ministro ha poi aggiunto che il fallimento di Alitalia "sarebbe uno shock per il prodotto interno lordo, superiore rispetto" allo scenario di un "periodo di sei mesi coperto dal prestito del Governo per trovare un acquirente. Non si può far fallire dalla mattina alla sera perché non avremmo più collegamenti da una parte all'altra del Paese". Calenda ha poi puntato il dito contro i vertici della compagnia: "Questo management operativo, non solo Cramer Ball ma anche Hogan, hanno non solo sbagliato il modello di business della compagnia, ma certe volte hanno avuto anche un approccio arrogante che non ha giovato a nessuno e nemmeno sull'esito del referendum".
Quindi in merito alle ricadute sugli italiani: "Renzi ha detto una cosa giusta: sarebbe allucinante punire i lavoratori per il No. Io aggiungo - ha concluso - sarebbe allucinante e immorale punire i contribuenti che giustamente hanno i loro motivi per essere seccati".