di Francesca Venturi
Bruxelles - A poco più di una settimana dall'atteso giudizio della Commissione europea sui conti pubblici italiani per il 2017, un nuovo aspro scambio di battute a distanza ha riattizzato la polemica fra il presidente dell'esecutivo di Bruxelles, Jean-Claude Juncker, e il premier Matteo Renzi. "L'Italia non smette di attaccare la Commissione, a torto - ha detto Juncker in un intervento davanti ai rappresentanti dei sindacati europei, la cui confederazione Etuc è guidata dall'italiano Luca Visentini - ma questo non produrrà i risultati sperati".
Il presidente ha rivendicato di guidare una Commissione che non ha proseguito le politiche di austerità di quella che l'ha preceduta, del presidente José Manuel Barroso. Ed è sbottato: "Non si deve più dire, anzi se qualcuno lo vuole dire che lo dica, io me ne frego, che questa Commissione continua le politiche di austerità di quelle precedenti". Va detto che in francese l'espressione "je m'en fous" è considerata meno volgare della traduzione letterale italiana, e probabilmente lo stesso Juncker avrebbe apprezzato di più una traduzione del tipo "non mi interessa".
Come ha ancora osservato Juncker, se la Commissione è determinata a "tenere in considerazione il costo dei terremoti e dei rifugiati", tale costo addizionale "è dello 0,1% del Pil mentre l'Italia, che ci aveva promesso di ridurre il deficit all'1,7% nel 2017 ora ci propone un deficit al 2,4% per terremoti e rifugiati, il cui costo è lo 0,1%".
In realtà, le cifre sono successivamente state rettificate dalla Commissione: l'impegno era di un deficit all'1,8% del Pil mentre il bilancio 2017 lo stima al 2,3% e il parlamento ha già approvato un eventuale 2,4%. Ma tali stime potrebbero essere corrette in occasione delle previsioni economiche che la Commissione pubblicherà mercoledì.
LA REPLICA DI RENZI
"Abbiamo avuto tre terremoti in sette anni. Ricostruiremo e metteremo in sicurezza, e piaccia o non piaccia quelle spese saranno fuori dal Patto di stabilità: sono spese che riguardano la stabilità dei nostri figli", ha risposto subito da Latina Matteo Renzi. Ma mentre fra i due leader i toni si inasprivano, i protagonisti della "trattativa" in corso fra Roma e Bruxelles si mostravano più concilianti, e il commissario agli Affari economici e finanziari ha chiesto di "raffreddare i toni". Secondo Pierre Moscovici la dichiarazione di Juncker "è stata diretta, come è il suo stile, e come sono state dirette e a volte scortesi certe dichiarazioni sull'operato della Commissione". Ma il dialogo fra Italia e Ue "va avanti, costruttivo e positivo, e sto per avere il sedicesimo incontro bilaterale con il ministro Pier Carlo Padaon: continueremo il nostro scambio fino al 16 novembre", quando la Commissione deciderà il suo giudizio sulle leggi di bilancio.