Roma - La magnitudo è la misura che i sismografi usano per calcolare l'energia che si sprigiona all'epicentro di un terremoto, la sua reale intensità nel punto dal quale l'energia è liberata, mentre la scala Mercalli è una scala lineare che definisce gli effetti, i danni provocati dal sisma.
Cosa calcola l'indice Richter
Per calcolare la magnitudo si usa l'indice Richter che non si misura in gradi, ma rappresenta delle grandezze, corrispondenti all'ampiezza delle onde sismiche che un terremoto sprigiona al suo epicentro, elevate su base logaritmica.
Cosa calcola la scala Mercalli
La scala Mercalli, invece, non è una grandezza ma, appunto, una scala lineare che valuta in gradi gli effetti distruttivi del sisma, da un minimo di zero, pari a nessun effetto su popolazione, cose ed edifici, a un massimo di 12 gradi, pari alla distruzione totale. La scala Mercalli dunque è un indice empirico, che, ad esempio, non si può calcolare in un luogo desertico o disabitato, dove non c'è niente da distruggere. Essa rappresenta l'intensità con cui un terremoto si manifesta, in base alla sua capacità distruttiva.
La magnitudo e l'intensità
La misura Richter può, in teoria, assumere infiniti valori perché è il risultato di un calcolo e di una misurazione effettuata attraverso una strumentazione scientifica in dotazione dei sismografi. Per questo gli esperti ormai utilizzano solo la magnitudo e dunque la misura Richter, l'unica realmente calcolabile. Se paragoniamo un terremoto a un trasmissione radio, la magnitudo rappresenta la potenza della stazione trasmittente e la scala Mercalli l'intensità del segnale ricevuto.
Perché non sempre coincidono
I geologi sono restii a stabilire delle corrispondenze tra la scala Mercalli e la misura Richter, perché non sempre coincidono. Un terremoto potentissimo di magnitudine 7, in pieno deserto, corrisponde al grado uno della scala Mercalli, mentre un sisma di media entità, di magnitudine 4, può corrispondere invece a un micidiale grado 7-8 della scala Mercalli se si manifesta in una zona densamente abitata in cui la gente vive in edifici vecchi e fatiscenti.
Detto questo, quando si verifica un terremoto, per stabilirne l'entità si procede rilevando le misure della magnitudo, calcolo effettuato dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Successivamente si descrivono i danni provocati dal sisma.
Come orientarsi tra le due misure: la scala
In linea di massima, un terremoto fino a 3,5 di magnitudo è in genere paragonabile a un'intensità di secondo, terzo, al massimo quarto grado della scala Mercalli e corrisponde a scosse avvertite dai sismografi ma pochissimo dalla popolazione e comunque solo ai piani più alti degli edifici all'interno della zona vicina all'epicentro.
Da considerare che a ogni 0,2 punti di magnitudo in più corrisponde il raddoppio della potenza scatenata dal sisma. Di conseguenza, una magnitudo 4 corrisponde al quinto grado della scala Mercalli e inizia a essere chiaramente percepito dalla popolazione: fa oscillare i lampadari, fa barcollare le persone, spaventa e spinge la gente a fuggire fuori di casa.
Con la magnitudo 5 le scosse diventano fortissime, le possiamo paragonare a un grado 6 della scala Mercalli e qui la faccenda si fa seria: basti pensare che tra magnitudo 4 e 5 si passa da 625 tonnellate di quantità equivalenti di tritolo a 20 mila tonnellate, una potenza, quindi, 32 volte più forte, pari a quella della prima bomba atomica lanciata su Hiroshima. Le scosse, a magnitudo 5, possono far crollare qualche casa, specie quelle mal costruite, e provocare delle vittime. E inoltre sono avvertite anche a centinaia di chilometri di distanza.
Un terremoto di magnitudo 5,5 è 5,6 volte più violento del precedente e 1.756 volte più forte di quello, gia' forte, di magnitudo 4: in questo caso, il sisma provoca il crollo di numerose case, apre crepe nel terreno e fa cadere i massi dalle montagne.
A magnitudo 6 la faccenda si complica, siamo intorno ai 7 gradi della scala Mercalli, l'effetto è 5,6 volte più pericoloso del precedente e quasi 100 mila volte più devastante di quello a magnitudo 4: crolla il 60% degli edifici, il numero dei morti e dei feriti sale, si creano dei mini-tsunami e le ripercussioni si avvertono fino a circa 200 chilometri di distanza.
A magnitudo 6,5 - quella della scossa di questa mattina, 550 mila volte più forte che a magnitudo 4, corrispondente più o meno a 8 gradi della scala Mercalli - anche le strutture antisismiche ne risentono. L'energia sviluppata raggiunge gli 80 chilotoni, pari a 80.000 tonnellate di tritolo e quattro volte superiore alla potenza delle bombe atomiche cadute nel 1945 su Hiroshima e Nagasaki.
A magnitudo 7, orientativamente 9 gradi Mercalli, la potenza sprigionata è di 20 megatoni, 20 milioni di tonnellate di tritolo, un livello in cui la distruzione delle case è elevatissima. Anche quelle antisistimiche non reggono.
Poco oltre, a magnitudine 7.3, intorno ai 10 gradi Mercalli, si piegano le rotaie dei treni.
Al livello di magnitudo 8.1, cioè circa 11 gradi Mercalli, abbiamo una potenza pari a mille bombe all'idrogeno, 30,73 milioni di volte più di quella di magnitudo 4, un'apocalisse insomma: crollano le dighe e i ponti, si aprono voragini nel terreno.
Gli esperti usano la parola catastrofe solo per i terremoti dagli 11 gradi della scala Mercalli in su. La scala Mercalli prevede anche 12 gradi, oltre magnitudo 8.1, 17,2 miliardi di volte più di magnitudo 4: possiamo definirla la 'bomba fine del mondo', in grado di distruggere tutto per un raggio di 20-30 chilometri dall'epicentro, creare onde sulla superficie del suolo, deviare o far scomparire fiumi e laghi. Il terremoto più forte di sempre è stato quello del 1960 in Cile, tra Temuco e Conception, pari a una magnitudo 9,5, che ha provocato 1.655 morti e uno tsunami che ha attraversato l'Oceano Pacifico arrivando fino in Giappone e nelle Filippine.
Quel terremoto ha anche provocato uno spostamento di 8 centimetri dello 'spin' della Terra, cioè dell'asse di rotazione terrestre. Il secondo terremoto piu' catastrofico è stato quello avvenuto in Alaska nel 1964, magnitudo 9,2 all'epicentro: 15 morti per le scosse e 113 per lo tsunani. Il terzo è quello del giorno di Santo Stefano del 2004, più vicino nella nostra memoria, verificatosi nei pressi di Sumatra, di magnitudine 9.1, quando la zolla asiatica finì sopra quella indo-astraliana. Il conseguente tsunami devastò le coste di Thailandia, Sri Lanka, India, fino alla Somalia, provocando 230 mila morti. (AGI)