Esattamente un mese fa la nostra Supermedia aveva registrato il sorpasso del PD sul Movimento 5 stelle, dopo molte settimane passate a inseguire un primato che era sfuggito ai dem dopo la scissione di Articolo 1 – MDP. La settimana scorsa i pentastellati hanno raggiunto il primo posto, seppure di un soffio: e questo è anche quanto emerge dalla Supermedia di oggi. I risultati delle amministrative (con le loro inevitabili ricadute sulle intenzioni di voto) per ora sembrano non avere effetti tangibili sui due partiti maggiori.
Naturalmente, come abbiamo scritto anche la scorsa settimana, il bilancio definitivo di queste elezioni comunali si avrà soltanto lunedì, quando saranno ufficializzati i risultati dei ballottaggi e si potrà parlare di vincitori e sconfitti. Non c’è dubbio però che per alcuni partiti l’esito si possa dire sin da ora al di sotto le aspettative: è il caso del Movimento 5 stelle, che accede al ballottaggio solo in 10 dei 160 maggiori comuni e fa registrare un dato di lista complessivo inferiore al 10%. La performance deludente dei pentastellati – e le conseguenti polemiche interne sulla gestione delle candidature – hanno in effetti avuto una ricaduta, se consideriamo alcune rilevazioni (come quella di EMG per il TG di La7). Ma nel complesso, rispetto al mese scorso, il M5S per ora non perde terreno, anzi risulta in lievissima crescita (+0,2%). Per contro, il PD perde quasi un punto, nonostante la prestazione complessivamente non negativa fatta registrare al primo turno delle comunali. Il distacco tra queste prime due liste rimane comunque ridotto al minimo: solo sei decimali (28,9 contro 28,3), pienamente entro il margine d’errore statistico.
La novità di questa settimana però riguarda le liste di centrodestra, in particolare Forza Italia e Lega. Contando anche Fratelli d’Italia (che però è stabile e anzi perde lievemente), il centrodestra guadagna un punto e mezzo in un mese. Anche rispetto al dato della scorsa settimana si registra un aumento: questo ci consente di dire, con tutte le cautele del caso – ma anche con una certa dose di sicurezza – che il centrodestra sia in buona forma, e potrebbe non essere un caso vista l’ottima performance dei candidati sindaci di coalizione al primo turno.
I tre partiti minori (MDP, AP e Sinistra Italiana) rimangono nella zona “rischiosa” tra il 2 e il 3 per cento. Al momento c’è un’incertezza pressoché totale su come evolverà il dibattito sulla legge elettorale dopo le amministrative, ammesso che venga effettivamente ripreso. Se le cose rimangono come sono, quindi, il 3% è la soglia minima per ottenere seggi alla Camera dei Deputati. Le dinamiche di coalizione che si sono viste in queste comunali ci dicono qualcosa a tal proposito: ad esempio che un’alleanza organica, pre-elettorale, tra PD e liste alla sua sinistra è politicamente molto difficile; ma anche che quelle stesse liste di sinistra – come anche le liste di centro – se unissero le forze potrebbero effettivamente ottenere risultati migliori di quelli che attualmente vengono loro assegnate dai sondaggi. Il che potrebbe stupire, ma non troppo: è vero infatti che di norma alle elezioni si verifica il cosiddetto “voto utile”, per cui gli elettori tendono a votare per i partiti maggiori che hanno più possibilità di vincere e di governare (un caso su tutti, quello delle Politiche 2008, quando il voto utile verso il PD veltroniano prosciugò la sinistra radicale); ma è vero anche che attualmente i partiti più sovraesposti a livello mediatico sul piano nazionale sono proprio i partiti maggiori, e in una dinamica di campagna elettorale – sia essa locale o nazionale – le liste minori in grado di mettere in atto una strategia efficace potrebbero acquisire una visibilità ben maggiore, e di conseguenza un riscontro nelle urne più alto di quello che oggi è possibile stimare attraverso un sondaggio.