Dopo diverse settimane in cui si era apprezzata una tendenza piuttosto netta, per quanto graduale, la Supermedia di oggi è forse la prima in cui si può parlare di una sorta di “assestamento”. Ancora troppo presto per dire se ci sarà un’inversione di tendenza o meno, ma si dimostra quantomai vera la prudenza con la quale spesso descriviamo gli andamenti del’opinione pubblica: le variazioni sono graduali, si possono apprezzare solo nel medio periodo e non vi è quasi mai la certezza che una tendenza prosegua senza battute d’arresto.
Il Pd cresce, ma è... stabile
Guardiamo i dati: anche questa settimana il Partito Democratico risulta al primo posto, poco sopra il 29% e in aumento di 2,1 punti rispetto a un mese fa. In verità il dato di oggi è perfettamente stabile rispetto a quello della settimana scorsa. Proprio per questo possiamo parlare di un assestamento della tendenza in atto per diverse settimane e registrata fino a 7 giorni fa. Non sappiamo se questo possa essere un primo segnale preoccupante per Matteo Renzi o se dalla prossima settimana in poi vedremo una ripresa della crescita dei consensi verso il PD. Per ora i democratici hanno quantomeno la conferma che la loro prima posizione, agguantata di recente, non era un exploit passeggero.
M5S col fiato sul collo del Partito democratico
In seconda posizione c’è il Movimento 5 Stelle, anch’esso molto stabile ad un’incollatura (-0,4%) dal PD. Il calo rispetto alla media registrata un mese fa (6 decimali) non deve far pensare ad un momento di crisi. Del resto i pentastellati, nella loro ormai quinquennale esistenza come partito di primo piano nei sondaggi (è di cinque anni fa esatti l’elezione di Federico Pizzarotti a Parma che proiettò il M5S come opzione politica nel panorama mediatico e politico nazionale) non hanno mai fatto registrare cifre troppo superiori, fermandosi sempre sul filo del 30% che sembra essere il loro “soffitto di vetro”, ad oggi infrangibile, ma in futuro chissà.
I dati non cambiano per Lega, Forza Italia e FdI
In un quadro dove la stabilità riguarda anche i due partiti maggiori, ci si poteva aspettare qualche movimento dalle parti dei soggetti di centrodestra, anche questa settimana in terza, quarta e quinta posizione. Invece, anche stavolta Lega Nord (13,1%), Forza Italia (12,5%) e Fratelli d’Italia (4,5%) rimangono su cifre pressoché immutate: non solo rispetto a 7 giorni fa, ma anche rispetto al mese scorso. Bisogna dire che, almeno per quanto riguarda Forza Italia (tornata dietro la Lega Nord, anche se non di molto) ci si poteva aspettare un qualche segnale di ripresa, visto il recente protagonismo accennato da Silvio Berlusconi – ad esempio con l’iniziativa del Movimento Animalista o con la centralità ritrovata con l’attivismo sulla legge elettorale.
Mdp ancora in calo
Le tendenze risultano confermate infine anche per i partiti minori: Articolo 1 – MDP conferma il calo che nelle ultime settimane aveva accompagnato (in modo opposto e speculare) la crescita del PD, scendendo in un mese dal 4 al 3,1%. Anche Alternativa Popolare di Angelino Alfano è nettamente in difficoltà: la recentissima polemica con cui Renzi ha in sostanza “scaricato” Alfano ne è una spia abbastanza eloquente. Nonostante tanto Alfano quanto i bersaniani di MDP si mostrino fiduciosi di raccogliere ulteriori consensi unendosi ad altre piccole formazioni politiche della loro stessa area, è un fatto che ad oggi la loro presenza in Parlamento sarebbe a rischio perfino con la soglia di sbarramento attuale al 3%. E lo stesso vale per Sinistra Italiana, ferma al 2,4%.
Ma che la soglia di sbarramento rimanga al 3% non è affatto scontato. Anzi, dopo l’accordo raggiunto in sede politica tra PD, Forza Italia e Movimento 5 Stelle su un sistema di impianto tedesco è sempre più probabile che si vada verso un sistema sempre proporzionale (come il “Consultellum” attualmente in vigore) ma con uno sbarramento al 5% nazionale.
Nell’infografica abbiamo appunto provato a simulare le differenze negli effetti di questi due sistemi. Ad oggi, se non si riuscisse a cambiare la legge elettorale, entrerebbero alla Camera 6 partiti, più gli autonomisti di Val d’Aosta e Trentino-Alto Adige – e con la possibilità concreta che si crei un “cartello” centrista con Alfano e altri anch’esso sopra il 3%. Con una soglia al 5%, invece, entrerebbero alla Camera (ma anche al Senato) solo i “fantastici 4”: PD, M5S, Lega e Forza Italia. Il problema della governabilità, forse il più urgente tra quelli rimasti in sospeso dopo la sentenza della Consulta che ha cassato il ballottaggio previsto dall’Italicum, non viene minimamente affrontato. Con la soglia al 5% si va verso una riduzione della frammentazione, che di per sé è una buona cosa. Ma anche sui criteri di selezione dei parlamentari ci sono più ombre che luci, come vedremo nei prossimi giorni – in attesa che si definiscano meglio le posizioni dei partiti su questo punto.