L’aumento dell'aspettativa di vita è una delle principali conquiste del XX secolo: la crescita massiccia e progressiva del numero e della proporzione degli anziani si è verificato, e continua ad essere osservato, in tutti i Paesi del mondo. Una delle principali conseguenze del fenomeno sono le malattie croniche e multifattoriali, note come malattie non-trasmissibili (NCDs), che ostacolano gravemente la qualità della vita dei pazienti, hanno forte impatto sulla rete familiare e di sostegno e mettono pesantemente in discussione l'efficienza e la sostenibilità dei sistemi sanitari di tutto il mondo.
Il peso minaccioso di queste malattie costituisce la maggior preoccupazione di tutti i governi e delle grandi organizzazioni, tra cui le Nazioni Unite, la Banca Mondiale, l’Organizzazione della Sanità e altre, gettando la sua ombra sullo sviluppo del XXI secolo. È stimato che le quattro principali malattie non trasmissibili (malattie cardiache, diabete, cancro e malattie respiratorie croniche) hanno causato la morte di 15 milioni di persone nel 2015 in un’età compresa tra 30 e 70 anni. Le patologie mentali, come la depressione, hanno colpito 350 milioni di persone nel mondo tra il 2006 e il 2015. Come recentemente riportato dall’ISTAT e dall’IBDO (Osservatorio Italiano del Diabete e della malattie non trasmissibili), il diabete in Italia, nel 2016, ha colpito oltre 3 milioni e 200 mila persone, un milione in più rispetto al 2000, e per il tipo di implicazioni sociali che porta con sé ha comportato conseguenze gravi non solo sul paziente stesso, ma anche sui suoi familiari, creando diseguaglianze e svantaggi socioeconomici in ragione dei diversi stili di vita e di possibilità di accesso alle cure.
I danni collaterali della modernità
L’epidemia delle malattie non trasmissibili è conseguenza delle complesse interazioni tra fattori genetici individuali e di popolazione e tendenze universali come l'invecchiamento, l'urbanizzazione indiscriminata, i cambiamenti climatici, l’inquinamento e la diffusione mondiale di stili di vita malsani. Per dare una idea delle dimensioni e del dilagare del problema, basti pensare ai soli effetti dell’inquinamento, che causa il 53% delle morti per malattie ostruttive polmonari e il 40% dei tumori al polmone, soprattutto in quei Paesi a basso e medio reddito che hanno avuto un recente sviluppo industriale. Sempre a causa dell’inquinamento, ogni giorno, oltre 200 milioni di persone in 70 Paesi sono esposti ad alti livelli di arsenico mediante acqua o cibo contaminati: le conseguenze sono tumori e malattie cardiovascolari.
Nuovi modelli di cura
Tutto ciò richiede un cambiamento radicale dei modelli di cura fino ad oggi utilizzati nel mondo, e lo sviluppo di nuovi protocolli di intervento a livello globale con nuove tecnologie, nuovi sistemi educativi, nuovi strumenti finanziari, nuove forme di collaborazioni e di interazioni tra i diversi attori (governi, università, associazioni di pazienti, industria, società civile).
Nella maggior parte dei Paesi si prevede che la spesa sanitaria nazionale continui a salire più rapidamente del PIL; al livello e tasso di crescita attuale, i costi sanitari renderanno molti sistemi insostenibili nel prossimo futuro. Nei Paesi in via di sviluppo questi costi saranno insostenibili perfino per la disponibilità di un farmaco come l’insulina noto da molti anni. Il costo dell’insulina è triplicato negli ultimi anni invece di diminuire. Le recenti innovazioni hanno apportato miglioramenti significativi ai risultati sanitari, ma hanno anche portato a nuovi strumenti e servizi che aumentano i loro costi. Inoltre, poiché una minoranza della popolazione rappresenta la maggior parte della spesa sanitaria, una migliore standardizzazione dei servizi, insieme a strategie più efficaci e più integrate di gestione dei pazienti, potrebbero ridurre sostanzialmente il peso economico e migliorare la qualità. Non vi è dubbio che la prevenzione, in particolare la prevenzione primaria, sia l'unica risposta a medio e lungo termine al problema della sostenibilità.
Un grande convegno dell'Onu
Tutti questi temi saranno affrontati dall’ONU nel prossimo settembre nell’ambito di un grande convegno sulla prevenzione e controllo delle NCDs, e sono emersi con grande risalto pochi giorni fa a New York nel corso della riunione preparatoria, un Interactive Hearing aperto a istituzioni e società civile. Il meeting ha visto discutere rappresentanti di categorie che stanno cercando a livello globale soluzioni in accordo con gli obiettivi da raggiungere entro il 2030, per ridurre di almeno un terzo la mortalità prematura dovuta alle malattie non trasmissibili e trovare nuovi strumenti di prevenzione, di terapia ed economici necessari a eliminare i fattori di rischio sociali ed ambientali. Le nuove generazioni vanno preparate a combattere questa “guerra mondiale”.
Il ruolo dell'Università
Un contributo fondamentale può e deve essere fornito anche dalle Università e dall’accademia in genere attraverso importanti investimenti formativi per una ricerca di qualità. In particolare, dobbiamo investire nei giovani ricercatori, supportandoli nelle fasi iniziali della carriera e aumentando il programma di sostegno alle idee innovative su queste tematiche; facilitare la transdisciplinarità, cioè l’interazione trasversale dei saperi con metodi innovativi; favorire una forte connessione tra la ricerca-industria-università per una strategia win-win-win; incoraggiare la partecipazione alla scienza di molti settori della popolazione (oggi poco rappresentati) tenendo presente la diversità (di genere, di etnia etc) come forza lavoro nella scienza. Considerare l'innovazione tecnologica in modo positivo, perché innovazione e ricerca sono motori di economia e progresso in linea con l'Agenda e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs) che coinvolgono la società (innovazione sociale) e tutte le parti attive nel processo di conoscenza, creazione e innovazione (logica dal basso verso l'alto); Infine, attuare una scienza veramente "aperta", poiché la diffusione del sapere è essenziale per lo sviluppo di una società più forte e più resiliente.